Salvatore, padre dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo il 22 febbraio 2021, è intervenuto ai microfoni di “Finalmente domenica”, trasmissione di Tv 2000 condotta da Lucia Ascione. L’uomo ha ricordato il figlio, sottolineando in prima battuta come si trattasse di una persona normale, di un ragazzo semplice: “Non era un fenomeno, però aveva valori di cui oggi tutti parlano – ha spiegato il genitore –. La sua grande empatia, la sua proporzionata generosità, la sua umanità, il suo altruismo, la sua capacità di coniugare la sua professione istituzionale con queste caratteristiche hanno fatto di lui un diplomatico innovatore. Era un ambasciatore di frontiera, anzi, di trincea“.



La famiglia di origine di Luca Attanasio non l’ha mai ostacolato nel suo cammino professionale: “Gli davamo dei consigli, ma lui ha sempre fatto di testa sua. Del suo lavoro parlavamo poco, perché era molto schivo, non amava il clamore. Noi abbiamo saputo tutto ciò che lui ha fatto soltanto dopo, a seguito delle testimonianze che ci hanno regalato tutti coloro che l’hanno conosciuto. Recentemente tantissimi missionari del Congo ci hanno telefonato e ci sono venuti a trovare per testimoniare il grande coraggio che lui aveva per lavorare in quella nazione”.



LUCA ATTANASIO, IL PADRE SALVATORE: “MENTRE STAVA MORENDO, AVRÀ CERTAMENTE PENSATO ALLE SUE TRE FIGLIE”

Il giorno dell’agguato, Luca Attanasio aveva mandato un messaggio un’ora e mezza prima della tragedia ai suoi genitori. Era una sua abitudine, che oggi a sua mamma e a suo papà manca tantissimo. “Luca era una persona per certi versi anche geniale, soprattutto era un sognatore – ha asserito Salvatore Attanasio a ‘Finalmente domenica’ –. In tutte le foto che lo immortalano, il suo sguardo sembra andare oltre la punta delle scarpe. Luca era convinto che un mondo migliore fosse possibile. Per questo il suo impegno era quello di fare qualcosa per il suo Paese e aveva identificato questa missione nella carriera diplomatica. Quando si laureò alla Bocconi aveva tante possibilità, ma sentiva di indossare un abito stretto, che non gli andava bene”.



Luca Attanasio sicuramente “non era uno sprovveduto, non si esponeva mai a rischi non calcolati. Non era la prima volta che andava in quelle zone, però va detto che, nelle altre occasioni, i viaggi li organizzava la sua ambasciata. Era sempre protetto, questa volta invece era solo e non si sa il perché”. L’ambasciatore è stato raggiunto da tre proiettili, uno dei quali ha originato l’emorragia fatale: “In cinquanta minuti se n’è andato. Si è accorto che stava morendo e avrà certamente pensato alle sue tre figlie”, ha detto, commosso, il papà. Il quale, ha chiosato: “Siamo contrari alla pena di morte per i 6 accusati in Congo. Non è una misura rientrante tra i princìpi di Luca, né nel Dna della nostra famiglia. Aggiungere morte alla morte non risolve il problema”.