Il papà di Luca Attanasio, il giovane ambasciatore ucciso il 22 febbraio di un anno fa in Congo, è stato ospite stamane in collegamento con il programma di Rai Uno, Uno Mattina in Famiglia: “Si è parlato tantissimo della sua carriera folgorante, delle sue qualità umanitarie – racconta Salvatore, il padre della vittima – ma ci tengo a sottolineare che lui era un ragazzo semplice, di una empatia travolgente. Fin da ragazzo era portato verso gli altri, era cresciuto in oratorio, in un ambiente dove questi valori sono coltivati, lui aveva un senso innato, era molto attento verso chi era meno fortunato di lui”.
“Lui diceva sempre – ha proseguito Salvatore Attanasio parlando del figlio Luca – che noi viviamo nella parte fortunata del mondo e che abbiamo dovere di aiutare chi è nato nella parte più sfortunata”. Su quanto accaduto al figlio: “Una messa in scena? Ci sono diverse tessere del mosaico che non quadrano, la dinamica di come si è svolto il tragico evento non è ancora chiara tanto è vero che le indagini non sono ancora concluse. Ci sono tanti elementi che fanno sorgere molti dubbi, per cui la chiarezza e la verità porterà alla giustizia”.
LUCA ATTANASIO, L’INTERVISTA DI PAPA’ SALVATORE: “AVEVA OFFERTE PIU’ REMUNERATIVE MA…”
Sulla carriera di Luca Attanasio, Salvatore ha spiegato: “Con noi non ne aveva mai parlato anche se al liceo c’era stata la presentazione di un diplomatico che probabilmente lui aveva messo nei suoi cassetti, poi dopo la laurea gli è arrivato a casa un volantino dell’Ispi in cui lo invitavano ad un master propedeutico per una carriera diplomatica, lui tra l’altro in quel periodo aveva offerte di lavoro forse più remunerative, poi ci riflettè un paio di giorni e ci chiamò dicendo di aver deciso di intraprendere la carriera da diplomatico”.
Sulla visita di Papa Francesco in Congo: “Lo abbiamo incontrato ed ha avuto parole di elogio nei confronti di Luca Attanasio, e in quell’occasione ci ha annunciato il viaggio in Congo, tra l’altro in una zona vicinissima a dove c’è stato l’attentato. Ci auguriamo che con questa visita ci sia un impulso a tutto ciò che concorre a far discutere l’opinione pubblica di questo gravissimo episodio, riteniamo sia un passo avanti nella ricerca della verità, la sua presenza lì è un forte atto simbolico”.