Luca Barbareschi, dal nuovo film The Penitent all’omosessualità del passato
Essere personaggi influenti nel mondo dello spettacolo spesso limita la libertà di raccontarsi, con una lecita attenzione alla privacy contro i rischi della troppa notorietà e fama. Non mancano però le dovute eccezione, come nel caso dell’ultima intervista di Luca Barbareschi rilasciata per Repubblica; l’attore ha svelato dettagli e curiosità personali e non solo, offrendo il proprio parere su numerose tematiche attualmente piuttosto dibattute. Il racconto dell’attore parte dalla presentazione del nuovo film prossimo all’uscita e che si sta girando in diversi punti della città di Roma: The Penitent, ispirato allo psicologo canadese Jordan Peterson.
“L’assassino è ispanico, vittima della società, è gay, emarginato, quindi forse non è più colpevole. La stampa si sposta sullo psicologo, complice una pubblicazione in cui aveva scritto che l’omosessualità è un adattamento”. Questo l’accenno di Luca Barbareschi in riferimento alla trama del suo nuovo film , The Penitent, prima di addentrarsi nel tema con considerazioni di carattere personale. “Io sono stato omosessuale nella mia vita, forse ho trovato un adattamento alle mie problematiche…”. L’attore poi prosegue con una sorta di vena polemica rispetto alle derive del politically correct: “I miei figli cresciuti nelle università americane non hanno più senso dell’umorismo. Se dico: guarda che mign*ttone! Rispondono: No papà, è una ragazza che soffre“.
Luca Barbareschi, l’opinione sulle “finte” molestie e l’esperienza personale: “I preti mi chiudevano in una stanza e…”
Luca Barbareschi, nel corso dell’ultima intervista rilasciata per Repubblica – riportata anche da Il Fatto Quotidiano – continua la sua invettiva contro il cinema americano vittima delle stringenti regole rispetto alla rappresentazione artistica. “Ciò che avviene è un disastro, è una semplificazione. Ci sono 120 gender che litigano tra loro; ci sarà una reazione tra qualche anno… Oggi c’è un obbligo nelle writing room in America di mettere neri, ispanici, lesbiche. Ma le regole troppo rigide in questo senso non servono e gli americani eccedono”. Luca Barbareschi apre poi una parentesi sul tema delle molestie con riferimento alla recente pubblicazione su Repubblica di una serie a puntate, Amleta: “Molestate finte, alcune le ho avute a teatro; mi viene da ridere, perchè alcune di queste non sono state molestate o sono state approcciate in maniera blanda“.
Luca Barbareschi – come riporta Il Fatto Quotidiano – è un vero e proprio fiume in piena anche sul tema delle molestie sul set nel corso dell’intervista rilasciata per Repubblica. “Non ho mai avuto bisogno di fare trucchi per sco*are, ho detto: Amore chiudi le gambe, interessante, ma ora parliamo di lavoro. Il problema delle molestie è generale, riguarda la commessa del negozio che deve subire per non perdere il posto…” – afferma l’attore, che poi rivela: “Sono stato un bambino molestato, da otto a undici anni. I preti gesuiti, a Milano, mi chiudevano in una stanza, uno mi teneva fermo e l’altro mi violentava“.