Luca Barbarossa, l’infanzia difficile e il retroscena su Antonello Venditti

Luca Barbarossa ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha ripercorso la sua carriera. Il cantante ha da poco esordito in libreria con il suo libro autobiografico “Non perderti niente”. La sua infanzia  è stata segnata dalla ribellione. Luca ha raccontato di essere scappato di casa diverse volte per trovare fortuna all’estero: “Ero un ribelle che scappava da casa e non tornava per settimane, mesi. Sparivo, me ne andavo in Inghilterra, in America. Con il mio amico Mario ci esibivamo a piazza Navona o anche a Barcellona: eravamo giovani, carini, simpatici. Non stavamo per strada perché ce la passavamo male o eravamo disperati. Per noi era una lunga vacanza e con quel mestiere ci campavamo, facevamo soldi per proseguire il viaggio”.



Nel 1981 Luca Barbarossa conobbe il successo con la partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Roma spogliata. Un brano che gli permise di conoscere Antonello Venditti che impazzì per quella canzone: “Ho vissuto gli anni di piombo, ho visto persone morire durante le manifestazioni, lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, sulla schiena dei miei amici. Io li ho schivati per un pelo. La città era fuoco e fiamme. Antonello, invece, parlava di Roma come in un sonetto dell’800: il cupolone, la santità, la maestà, la carrozzella. Ho capito dopo che quella canzone andava oltre la Storia, era una dichiarazione d’amore. Pensavo che Venditti, ascoltando Roma spogliata, avrebbe stanato la mia rabbia. Invece è entrato in studio mentre la incidevo. Ha detto: “Bella, posso suonare il pianoforte?”. Io, un verme, in un attimo ero diventato un suo grande fan”.

Luca Barbarossa spiazza: “Non riuscivo ad arrivare a fine mese e…”

Dopo il successo del Festival di Sanremo per Luca Barbarossa arrivò un periodo di crisi. Per lui sono stati anni complicati e duri tanto che il cantautore non ha fatto mistero di aver avuto problemi di soldi. Non riusciva a mantenersi e pagare l’affitto e l’angoscia di rimanere senza soldi lo teneva sveglio di notte: “Nel frattempo, con la mia chitarra e un sacco a pelo, ero entrato in questa casa e dovevo pagare l’affitto: 365 mila lire al mese. All’inizio tutto ok. Poi ho cominciato ad avere problemi con la mia casa discografica, la Fonit Cetra, il mio primo album non era andato bene, non avevo continuità… Sono stati anni difficili, mi sono rimesso a suonare nei locali, avevo quel briciolo di nome che mi permetteva di non fare piano bar. Non arrivavo a fine mese. Per farmi abbassare l’affitto ho ridato indietro una stanza alla proprietaria dell’appartamento. L’angoscia di rimanere senza soldi l’ho sempre avuta, forse come tutti quelli che sono andati presto via di casa. Quest’ansia mi ha spinto a cercare una strada per venirne fuori”.

Luca Barbarossa ha fatta tanta strada anche se non è stato facile scrollarsi di dosso l’etichetta di bravo ragazzo. Dal 2010 Luca Barbarossa è in radio e fra gli incontri più sorprendenti ha ricordato quello con Lucio Dalla: “In radio si viene gratis. Lucio era un gigante. Il manager avrebbe potuto dire: “Canta un solo pezzo e lo paghi”. Invece Lucio si è seduto, la sigaretta accesa, ha chiesto: “Cosa volete che canti, Caruso?”. Eravamo increduli. Tornò spesso. Non faceva questo mestiere per soldi, ma perché gli dava gioia. Era un jazzista. Un musicista ha istinto, passione e se la tira meno di tanti altri”.