Luca Cantagalli, meglio conosciuto come il bazooka della pallavolo, fa parte di quella generazione di fenomeni che ha scolpito ricordi indelebili negli appassionati. Ha debuttato con la maglia della nazionale nel 1986, vincendo la sua prima partita contro l’Argentina. Ha collezionato la bellezza di trecentotrenta presenze e si è laureato ben due volte campione del mondo, trionfando a Rio de Janeiro nel 1990 e quattro anni dopo ad Atene.



Luca ha vinto anche il campionato europeo per tre volte, da Stoccolma a Turku e Atene. A metà degli anni novanta, la sua bacheca personale si è arricchita di una medaglia d’argento conquistata alle Olimpiadi di Atlanta. Dopo il ritiro e prima di dedicarsi alla carriera di allenatore, Cantagalli ha lavorato come opinionista televisivo, mettendo la sua esperienza al servizio di Sky Sport.



Luca Cantagalli, le vittorie e i grandi insegnamenti della pallavolo: “Ha significato tutto per me e poi…”

In una bella intervista a FederVolley, il bazooka ha ripercorso il suo magnifico percorso nel mondo della pallavolo, riavvolgendo il nastro fin dal principio. “Per me la pallavolo ha significato tante cose, non una sola; dopo quasi trent’anni di pallavolo posso dire che è stata tutto”, le parole di Luca Cantagalli. “Dal divertimento al gioco, al lavoro, alla passione e all’amore, perché ho trovato mia moglie dentro un palazzetto”, ricorda ancora Luca. “La pallavolo ha rappresentato la mia vita e tutto ciò di importante che ruota attorno ad essa. È stata tutto. La scelta non aveva motivazioni precise, semplicemente tutti i miei compagni di classe giocavano a pallavolo e di conseguenza mi sono appassionato seguendo l’onda”.



“Il valore più importante che mi porto dentro? Senza dubbio è l’amicizia perché su questo campo ho trovato tanti amici che hanno fatto parte e che fanno parte della mia vita. È la condivisione di un momento che coinvolge e unisce e che va mostrata ai giovani. Perché senza passione non si va avanti, non si possono ottenere grandi successi e questo vale anche nella vita”, conclude Cantagalli.