Prima di partire è il titolo del singolo scritto da Luca Carboni e Giorgio Poi e prodotto da Dardust. Questa sera lo porteranno sul palco del Battiti Live, nella terza tappa di Brindisi in onda su Italia 1 dalle 21.30 circa. Si tratta di una nuova versione del brano contenuto in Sputnik, che la rende più “pop” e – per certi versi – più “hit”. Giorgio Poi non è nuovo alle collaborazioni con Carboni. L’abbiamo visto esibirsi con lui in occasione dei suoi live, nei festival e nelle piazze italiane dov’è stato di recente. Con lui, anche la fida band composta da Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Antonello D’Urso alle chitarre, Fulvio Ferrari Biguzzi alle tastiere. Il cantautore bolognese è solito reinventarsi a intervalli regolari. Non stupisce, dunque, questa deriva tra l’indie di Poi e i beat di Dardust, studiata apposta per accontentare il pubblico più giovane.



Luca Carboni si rinnova con Giorgio Poi

“Con gli ultimi tre dischi”, spiega Luca Carboni a Rockit, “da Fisico e Politico in cui c’era l’incontro con Fabri Fibra, poi Pop-up e Sputnik con le molte collaborazioni di cui parlavamo prima, mi sono trovato davanti un pubblico più giovane, che mi ha conosciuto magari con Luca lo stesso e poi è andato a riscoprire qualche canzone del passato, ventenni che hanno l’età di mio figlio. Devo dire che è molto stimolante avere davanti tante generazioni e accorgersi di poter comunicare anche con quella più lontana da te”. Che dire invece di “tutti gli altri”? “In generale, i vecchi fan prendono queste nuove sonorità abbastanza bene, poi c’è sempre chi non sta seguendo tutto quello che sta succedendo nella musica di oggi quindi non è così al corrente del valore di questi incontri, però poi alla fine credo giudichi la canzone che ne viene fuori, e emoziona o no, al di là di tanti ragionamenti più intellettuali”.



Luca Carboni racconta gli esordi

In fondo in fondo, Luca Carboni è sempre stato un rivoluzionario. “Quando ho iniziato a fare i dischi nei primi anni ’80 era in atto una grandissima rivoluzione del linguaggio della canzone, della poetica in generale. I discografici dei tempi però cercavano solo band di synth pop o di elettronica per dare voce alla novità e snobbavano i cantautori, quindi sono stato una delle poche voci che portava dentro i dischi questo cambio di linguaggio che, anche se nel momento non sembrava, era talmente estremo da essere attuale ancora oggi. Da quel tempo – prosegue –, nella forma canzone non ci sono più stati cambiamenti così drastici come in quel periodo, a parte quello che è nato con il rap ma che (almeno al tempo) è andato in un’altra direzione. Se fossero stati presi in considerazione più cantautori negli anni ’80, forse questa rivoluzione sarebbe stata ancora più amplificata”.

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