Luca Casarini, capomissione della Ong “Mediterranea”, vuole portare il Governo in Tribunale: “Confermo che i nostri team legali stanno lavorando a pieno ritmo per portare in giudizio il governo italiano e i suoi ministri competenti, per la complicità oggettiva nel reato di respingimento collettivo di profughi e richiedenti asilo, in violazione della Convenzione di Ginevra ex art. 33″. La Cassazione, pochi giorni fa, ha stabilito che la Libia non è un porto sicuro e consegnare alle autorità di Tripoli i migranti è un reato, condannando così il comandante del rimorchiatore Asso28 che nel 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo centrale riportandole in Libia, da dove erano partite.



Per la Corte Suprema si trattò di “abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”. Secondo Luca Casarini, con questa sentenza la Cassazione “ha chiarito in maniera definitiva che la cosiddetta ‘guardia costiera libica’ non può ‘coordinare’ nessun soccorso, perché non è in grado di garantire il rispetto dei diritti umani dei naufraghi“. Per questo motivo “diventa un reato grave anche ordinarci di farlo, come succede adesso”.



Luca Casarini: “Class-action contro il governo”

Proprio in virtù della sentenza della Corte di Cassazione, Luca Casarini ha annunciato ricorsi contro il decreto Piantedosi e una “grande class-action contro il governo e il ministro dell’Interno e il memorandum Italia-Libia”. Non si è fatta attendere anche la presa di posizione di Sea Watch Italia: “Dalla Corte di Cassazione arriva una sentenza inequivocabile, la Libia non è un porto sicuro e chiunque consegni alle autorità libiche le persone salvate è perseguibile. Crolla il castello di carte costruito dalle politiche italiane ed europee che hanno istituzionalizzato la pratica dei respingimenti collettivi con l’accordo con la Libia del 2017″.



All’Adnkronos, la Ong ha spiegato che vede la possibilità di far decadere la “legge Piantedosi, che vorrebbe imporre il coordinamento con la cosiddetta Guardia costiera libica, oltre a ridurre la presenza delle Ong in mare”. Per questo, ha concluso, “ci aspettiamo che questo precedente abbia risvolti concreti”.