Luca Coletto non ha dubbi: “Se ci sarà una nuova ondata di contagi da Coronavirus, sapremo come muoverci. Il mostro c’è ancora, l’abbiamo solo ferito. Può rivitalizzarsi in un attimo, dipende da noi”. In un’intervista rilasciata alla Fondazione Leonardo, l’assessore leghista alla Sanità della Regione Umbria, ex sottosegretario del primo Governo Conte, ha dichiarato che l’unico strumento a disposizione dell’Italia per affrontare al meglio l’imminente Fase 2 sia una gestione severa della pandemia, mettendo in sicurezza soprattutto coloro i quali sono esposti a rischi elevati durante la giornata, con particolare riferimento a medici, personale sanitario, oss, polizia penitenziaria, farmacisti, cassieri e dipendenti dei supermercati: “Monitorando queste persone, dotandole degli indispensabili dispositivi di protezione individuale e regolando gli accessi agli esercizi aperti, siamo riusciti a controllare l’infezione. Da buon cacciatore so che se spari nel mucchio, di solito non prendi nulla. Dico sempre che bisogna sapere qual è l’obiettivo e poi agire di conseguenza”.
LUCA COLETTO: “IL CORONAVIRUS IN UMBRIA NON HA FATTO UNA STRAGE PERCHÉ…”
Del resto, come ricorda la Fondazione Leonardo nel suo servizio, sarebbe utile ascoltare il parere di Luca Coletto, che ha fronteggiato al meglio l’emergenza Coronavirus in Umbria, dove, dall’inizio dell’epidemia, sono stati riscontrati “solo” 1600 casi. Si tratta di un miracolo? “No, è stata la gestione territoriale a salvare la regione dall’intasamento ospedaliero – ha affermato l’assessore –. Un tempo la sanità non aveva mezzi di trasporto e di soccorso, non c’era una viabilità adeguata e avevamo tantissimi piccoli ospedali. Ma che senso ha oggi avere ospedaletti in giro e magari un reparto di cardiochirgurgia che fa 10 interventi all’anno?”. Secondo Coletto, però, non si è trattato solo di scarsa preparazione da parte dell’Italia di fronte a questo scenario apocalittico, ma anche di una serie di congiunture sfortunate: per esempio, Codogno ha rapporti diretti proprio con Wuhan, epicentro della pandemia, per la componentistica delle automobili. “Se poi aggiungiamo anche la partita di Champions League Valencia-Atalanta, con 50mila persone che si sono trovate dentro uno stadio a strepitare, allora le abbiamo fatte proprio tutte”.