Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente della Ferrari e fondatore di Ntv, ha approfondito la sua figura e soprattutto quelle degli uomini più importanti che hanno gravitato attorno a lui in questi anni nell’ambito di un’intervista concessa al “Corriere della Sera”. Il suo primo vero amico, ad esempio, è stato Cristiano Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli: “Siamo anche stati insieme al collegio navale Morosini di Venezia, ma la carriera militare non faceva per me. Tornai a Roma e studiai al Massimo, dai gesuiti […]. La verità è che io nella vita mi sono fatto veramente il c*lo. Ho lavorato tantissimo. Di sabato, di domenica. Alla Ferrari ho rivoluzionato la gamma dei modelli, rifatto la fabbrica, decuplicato il fatturato, vinto 19 mondiali tra costruttori e piloti…”.
E dire che, da grande, Luca Cordero di Montezemolo avrebbe voluto fare l’avvocato penalista: era entrato nel carcere di Porto Azzurro per “intervistare Fenaroli, quello del delitto. Poi avevo vinto una borsa di studio alla Columbia. Ma nei primi giorni del gennaio 1973 andai a trovare Enzo Ferrari; e lui mi chiese di fargli da assistente. I miei ci rimasero malissimo: ‘Ti metti a giocare con le macchinine?'”. Ferrari era “un uomo straordinario. Mi ha insegnato due cose: non arrendersi quando le cose vanno male; chiedere sempre di più, a se stessi e ai collaboratori, quando le cose vanno bene. La Ferrari per Enzo era come una donna bellissima, che si fa desiderare”.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO: “L’AVVOCATO AGNELLI ERA DIVERSO DA COME LO RACCONTANO”
Al “Corriere della Sera”, Luca Cordero di Montezemolo ha poi descritto la figura dell’Avvocato, Gianni Agnelli: “Una volta lo sentii piangere. Era a Roma, all’ultimo concerto di Frank Sinatra. Ebbi l’impressione che si fosse emozionato, ascoltando ‘My way’. Lui era diverso da come lo raccontano. Ad esempio era molto italiano: amava il calcio, le auto. Non era affatto disinteressato al cibo. Era anche lui un po’ superstizioso”. Iniziò anche a circolare la voce incontrollata che Luca Cordero di Montezemolo fosse suo figlio: “In famiglia ne sorridevamo… ‘Mamma, cos’hai combinato?’. È vero, però, che per me è stato come un padre. Mi ha trasmesso la curiosità per gli uomini, per il mondo, per l’arte contemporanea: la pop art e l’arte povera, Lichtenstein e Alighiero Boetti, Warhol e Pistoletto”.
Fra gli uomini con cui ha avuto rapporti difficili c’è stato anche Sergio Marchionne: “Eravamo seduti vicini in consiglio d’amministrazione e ci stavamo simpatici – ha ricordato Luca Cordero di Montezemolo –. Insieme bloccammo Morchio quando voleva cancellare il marchio Panda, una follia. Dopo Morchio, la scelta dell’amministratore delegato era tra Marchionne e Bondi, grande ristrutturatore. Scegliemmo Marchionne. Era un assoluto dittatore, ma a me stava bene, avevo altre cose da seguire. Era naturale che nel tempo io dovessi lasciare la Ferrari, anche perché non avrei mai portato la Ferrari in Borsa; la Borsa vive di annunci, e la Ferrari va gestita diversamente. Inoltre credo che della Ferrari Marchionne volesse diventare il numero 1: non solo gestore, ma azionista. Ci rimasi molto male per il modo. Ma non dimenticherò mai l’addio a sorpresa di Maranello”.