Si torna a parlare del caso Luca Delfino a Morning News. Il programma di Canale 5 si è collegato dinanzi alla Rems di Genova dove verrà trasferito proprio Delfino, una decisione che sta facendo preoccupare la comunità locale. “Noi abbiamo molta paura – racconta una residente – perchè da qui le persone fuggono, non possono stare con la gente comune. Loro escono, passano dai nostri giardini e poi ce li troviamo sull’autobus. Noi stiamo chiedendo solo che non escano la struttura, di alzare le recinzioni”. E ancora: “Dopo innumerevoli nostre proteste, io sono qui dal 2018, ma già dal 2017 frequentavo la zona, e non c’era questo tipo di pazienti. Poi sono stati ospitati pazienti che hanno commesso crimini e doveva essere una situazione momentanea, l’allora assessore aveva garantito che fosse una sistemazione momentanea, la struttura era nata per un’altra destinazione”.



“Ci siamo trovate queste persone in una struttura non adeguata, noi abbiamo visto tantissime persone scappare. A parte uno scappato che è stato inseguito, di solito li vediamo solo noi, sono fughe brevi: passano dai nostri giardini e poi vanno a prendere l’autobus. Hanno aumentato le protezioni ma non funziona”. In studio la psicologa Cenci commenta: “E’ un passaggio che non è corretto, a me è capitato di seguire in queste strutture delle figure come lui. Lui deve scontare ancora 7 anni e mezzo e dovrà essere valutato per capire se è ancora pericoloso. I Rems sono i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari e non ci sono le stesse misure del carcere, questi pazienti non possono subire restrizioni, lui può opporsi anche ad una terapia”.



LUCA DELFINO IN UNA REMS A GENOVA, MARCO OLIVA: “MA PROPRIO LI’?”

Marco Oliva aggiunge: “Lui in carcere ha finito di scontare la pena quindi non può rimanere ancora in cella, la soluzione che è stata trovata è questa ma lui l’ha girata apertamente alla madre della ragazza, alla sorella della prima fidanzata nelle confidenze col carcerato ha detto che l’avrebbe fatta pagare… io mi domando perchè proprio lì, visto che queste donne minacciate vivono a pochi metri da lì. Il problema riguarda la sicurezza di quella struttura: è una cosa talmente frequente. Per una situazione così a rischio non è possibile qualcosa tipo il braccialetto elettronico?”.

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