La signora Rosa, mamma di Antonella Multari, la donna uccisa da Luca Delfino, ospite stamane di Storie Italiane: “Ho paura che questa persona possa entrare in casa, così come è successo a mio figlio, lui mi ha detto che me l’avrebbe fatta pagare, secondo lui la relazione con mia figlia non sarebbe andata avanti per colpa mia, è per quello che lui ce l’ha con me”.



La mamma di Antonella Multari è arrabbiata: “Nessuno ha fatto nulla, niente, quando abbiamo scoperto che fosse Luca Delfino siamo andati dai carabinieri ci hanno detto che aveva il fiato sul collo”, ma evidentemente non è bastato.

IL CASO DI LUCA DELFINO E SIMILI: LA SORELLA DI SANTA SCORESE

A Storie Italiane anche la sorella di Santa Scorese, una donna che venne uccisa ma il suo stalking è stato assolto. “Questa persona è più libera di me – dice la sorella in diretta tv – Anche il fatto che io stessa devo essere ancora in pensiero dei miei, poi ho anche due figli, e anche la comunità in cui vivo che comunque è sempre in apprensione… in questo momento è libero in attesa di essere collocato in una crap perchè nelle rems non c’è posto, quindi il giudice si è trovato nelle condizioni di non poterlo mettere nelle rems”.



Di nuovo la mamma di Antonella Multari: “Quando Luca Delfino mi ha minacciato io ho fatto la denuncia e lo hanno condannato tre mesi dopo che hanno ucciso mia figlia a 80 euro di multa, dopo avermi minacciata e aver ucciso la mia figlia. Nessuna condanna penale”.

IL CASO DI LUCA DELFINO E SIMILI: LA MAMMA DI ALBERTO SCAGNI

Un altro caso trattato da Storie Italiane stamane, in simbiosi con quello di Antonella Multari e Santa Scorese, è stato quello di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto: “Sono storie sottovalutate e il fatto di trovarsi di fronte persone con disturbi gravi, si crea un cortocircuito in cui nessuno interviene, c’è uno scaricabarile fra una struttura e l’altra che noi abbiamo verificato, i poliziotti dicevano che non sapevano nulla nonostante noi l’avessimo detto… sono situazioni che sdegnano e a noi che l’abbiamo vissute in prima persona fanno un male da morire”.



E ancora. “Il suo caso è stato archiviato come degrado urbano prima dell’omicidio pur sapendo che si trattava di una persona gravemente malata. Ci hanno sempre detto che non abbiamo mai fatto abbastanza ma mai dicendoci cosa avremmo dovuto fare. Siamo stati messi sul banco degli imputati. Io il 30 aprile volevo denunciare mio figlio dicendo che avevamo paura di fare la fine dei genitori di Benno ma non ci hanno nemmeno considerati, anzi ci hanno detto non famola tragica”. La sorella di Santa Scorese ha aggiunto: “Nel tribunale ci siamo sentiti dire che colui che ha ucciso mia sorella dopo la prima aggressione non le avrebbe fatto del male e che la madre dello stalker non voleva farlo curare”.