Luca Delfino, noto alle cronache con il sinistro appellativo di “killer delle fidanzate”, fu condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Antonella Multari ed è stato scarcerato lo scorso anno per essere destinato ad una Rems (dove ne trascorrerà altri 6). Secondo quanto riporta Ansa, poche ore fa è tornato in un’aula di tribunale ma la veste, stavolta, non è quella di imputato. Sarebbe infatti parte offesa in un processo per violenza e minacce scaturito dalla denuncia che avrebbe presentato nel 2018 per presunte aggressioni subite in cella.
L’udienza, stando a ciò che è trapelato sul dibattimento in corso, sarebbe stata però rinviata per legittimo impedimento della persona imputata, l’ex compagno di cella di origine marocchina Fahd Chebbi. A processo sarebbe finito un altro detenuto, già condannato in secondo grado a 6 anni e 10 mesi di carcere per lesioni ed estorsione aggravata. Luca Delfino è assistito dall’avvocato Riccardo Lamonaca e avrebbe denunciato intimidazioni reiterate nei suoi confronti da parte di entrambi. Stando alla sua versione dei fatti, i due lo avrebbero obbligato ad acquistare beni tra cui cibo e indumenti. Ma non è tutto: per l’accusa, lo avrebbero anche costretto a nominare un legale contro la sua volontà.
Luca Delfino condannato per l’omicidio di Antonella Multari, dov’è oggi dopo la scarcerazione
La scarcerazione di Luca Delfino è avvenuta nel luglio 2023. Oggi si trova in una Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, a Genova Pra’, dopo aver finito di scontare la condanna a 16 anni per aver ucciso l’ex fidanzata Antonella Multari, accoltellata per strada a Sanremo il 10 agosto 2007. Dovrà restare nella struttura del capoluogo ligure per 6 anni e mezzo, secondo Ansa beneficiario di in una stanza singola dotata di tv e Playstation.
Il suo nome è legato però anche ad un’altra terribile vicenda della cronaca nera italiana, risalente a un periodo antecedente al delitto della ex compagna. Esattamente un anno prima della morte di Antonella Multari, infatti, era finito nel cono dei sospetti per il decesso di un’altra ex fidanzata, Luciana Biggi, trovata sgozzata in una via del centro storico genovese. Indagato per il delitto, uscì dalla scena dell’inchiesta per insufficienza di prove. Nonostante i sospetti restò libero e conobbe la donna con cui avrebbe iniziato una relazione per poi assassinaral quando, secondo la ricostruzione, lei decise di troncare. La madre della vittima, Rosa Tripodi, prima che venisse scarcerato si era rivolta alle autorità chiedendo che non fosse rimesso in libertà per paura di una reiterazione del reato. “Mettetevi una mano sulla coscienza – il suo disperato appello a giudici e magistrati –, non so come va a finire“.