Anna Magnani, la nascita del figlio Luca e l’abbandono da parte del marito

Nel corso della sua vita Anna Magnani ha vissuto gioie e grandi dolori, affrontati però sempre con grande determinazione e spirito di sacrificio. La sua vita privata, in particolare, è stata segnata dalla nascita del suo unico figlio, Luca, datata 1942 e frutto di una breve relazione con l’attore Massimo Serato. Tuttavia, nonostante la gioia per il lieto evento, l’attrice ha anche dovuto fare i conti con un’amara realtà: l’abbandono da parte del marito non appena rimase incinta.



La Magnani ha così dovuto crescere da sola il piccolo Luca, e riuscì ad imporgli il suo cognome, proprio come sua madre fece con lei. Inoltre, a causa della gravidanza in corso, la diva del cinema dovette rinunciare a girare il film Ossessione di Luchino Visconti. Era lei la prima scelta ma, per via del lieto evento che si sarebbe concretizzato, è stata sostituita da Clara Calamai.



Luca, chi è il figlio di Anna Magnani: “La figura del padre non ci è mancata

Luca Magnani, figlio di Anna Magnani, è un architetto. In un’intervista rilasciata a La Stampa nel 2017, aveva parlato dell’assenza del papà e di come la madre fosse riuscita a portare avanti la famiglia da sola: “La figura del padre non ci è mai mancata. Né a me né a lei. Anche se è stato difficile: si è creata da sola, non aveva un regista o un produttore accanto, non aveva via di scampo, non poteva prepararmi la pappa o mettermi a letto la sera». A quattro anni, poi, Luca fu colpito dalla poliomielite e, per garantirgli le cure e l’assistenza necessaria, mamma Anna lo mandò a vivere in Svizzera in una famiglia di italiani.



Come da lui raccontato, «tornavo a casa d’estate e qualche volta per Natale. Dopo la terza media tornai definitivamente ma andai a vivere in un appartamento accanto al suo, sullo stesso piano. Era giusto così, avevamo due vite diverse. Io andavo a scuola, mi alzavo la mattina presto. Lei lavorava anche fino alle due del mattino, la mattina si alzava molto tardi. Ci vedevamo la sera quando tornavo da scuola e da tutte le ripetizioni pomeridiane. Stavamo insieme a cena». Ricordando poi gli anni peggiori, quelli del rientro in Italia, ha ammesso: “Mi iscrissi al classico ma fu un disastro. Non avevo le basi di analisi logica e grammaticale, la mia pagella era sempre troppo simile a una schedina del Totocalcio: il volto più alto era 2».