Luca Onestini convive con la malattia da quando era adolescente. Lui, però, non la definisce proprio “malattia”: la vitiligine è ormai una sua caratteristica irrinunciabile, un suo tratto distintivo al pari dei tatuaggi che tutti gli altri si fanno di proposito. Lui, i tatuaggi, ce li ha per natura (e non li ha nemmeno scelti). L’ex gieffino non fa fatica ad ammettere che è così che vede le sue macchie, non come un difetto e meno ancora come un limite. E – a proposito di ciò – racconta un aneddoto che fa riflettere. Non sono poche le persone che l’hanno guardato con occhi pieni di pregiudizio o l’hanno invitato a nascondersi. Tra questi, durante la sua giovinezza, c’è stato anche un allenatore di calcio: “Le macchie sulle ginocchia si vedevano”, spiega Onestini a Rivelo, “alcuni mi dicevano di indossare i pantaloni lunghi, di coprirmi”. Quel coach, in particolare, si mostrò quasi disgustato: “Io avevo 15 anni; gli mangiai la faccia”.
La provocazione di Luca Onestini: “Non mi curerei mai”
Luca Onestini non fa mistero di aver perso le staffe con chi l’ha invitato a non mettere in mostra questa sua particolarità. Per lui, invece, non c’è niente di male. Il bolognese pensa addirittura di poter essere aiuto a quanti sono affetti dalla sua stessa patologia e magari – a differenza di lui – fanno fatica ad accettarsi. “Non sai quanti messaggi ricevo da parte delle persone con la vitiligine”, svela Onestini a Lorella Boccia. Sono in tanti, a suo dire, quelli che gli scrivono e gli mandano le foto delle loro macchie. Luca è diventato un’icona non della “lotta” alla vitiligine, bensì della sua accettazione. “Ti dico: una cura non c’è. Ma anche se ci fosse, io non mi curerei. Sono felice che i soldi della ricerca vengano investiti in cause più importanti. La vitiligine è solamente un inestetismo”.