Luca Palamara nell’intervista a “Non è l’Arena” si sofferma sul sistema che ha caratterizzato la magistratura. «Quando ci sono tante domande per un solo posto, è normale che la scelta diventi difficile, quindi si cerca in qualche modo di avere un contatto diretto col consigliere. I cittadini devono sapere che nei posti più importanti ci sono le persone più importanti. Ma è pur vero che questo sistema penalizza dei magistrati. Il carrierismo sfrenato ha portato a questa situazione». A proposito invece di Luca Lotti: «Non posso negare che in quel momento ho commesso un doppio errore. Non riuscivo a realizzare che in quel momento avessi i panni dell’indagato. Mi sentivo magistrato, convinto di non aver fatto nulla di quello che mi veniva contestato. E avevo sottovalutato il ruolo di Lotti e della sua posizione. Ma non c’è stato niente che abbia concretizzato nulla».



Quando gli viene chiesto se si sia sentito onnipotente per la sua influenza spiega: «Mi sono sempre messo al servizio dei colleghi». Invece su Pignatone: «Per me è stato un riferimento. C’è stato un rapporto molto stretto, ma ci sono state situazioni che mi hanno amareggiato. C’è stato un problema legato alla successione e io mi ero limitato ad esprimere le mie opinioni». Poi su magistratura e politica: «Serve una puntata a parte, sicuramente è un tema importante. C’è una politica che delega ampi settori alla magistratura sperando che risolva i problemi, ma così i problemi non si risolvono». (agg. di Silvana Palazzo)



LUCA PALAMARA “IO IL MALE? FA COMODO A QUALCUNO DIRLO”

«Non ho inventato io il sistema delle correnti. Identificare me col male assoluto può far comodo a qualcuno», così Luca Palamara racconta il caos procure a “Non è l’Arena”. «Si parla di una rete, ma in realtà il mio ruolo era quello di mediare all’interno delle singole correnti. Il Csm è il luogo dove bisogna necessariamente mediare per nominare un determinato dirigente. Oggi si demonizza tutto questo, ma questo sistema ha prodotto fior fiori di inquirenti», spiega l’ex magistrato. Ma la sua intervista comincia con una premessa: «Sono qui stasera perché ho il dovere di chiarire. Io mi sento e sono un uomo delle istituzioni, amo la magistratura e sento il dovere di chiarire, fermo restando che i fatti che riguardano la vicenda penale e disciplinare li chiarirò al giudice. Oggi possiamo parlare perché sono stati depositati gli atti».



Luca Palamara racconta che ci si riuniva per le scelte dei dirigenti. «Io faccio parte di un organo collegiale, quindi ipotizzare che faccia convergere tutte le situazioni verso una è falso». E poi chiarisce: «Vorrei sfatare l’idea che il politico è in grado di incidere sul procuratore, ma c’è un meccanismo che porta all’affermazione di una corrente». (agg. di Silvana Palazzo)

LUCA PALAMARA A NON È L’ARENA

Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm al centro dello scandalo che ha travolto la magistratura italiana, stasera sarà ospite di “Non è l’Arena”. L’ex magistrato, sotto processo a Perugia, racconterà le sue verità sulle chat rese pubbliche nelle ultime settimane, inoltre svelerà le logiche delle correnti all’interno del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e dell’Associazione nazionale magistrati. Palamara è accusato di corruzione: dagli atti depositati con la chiusura dell’inchiesta è emersa una rete di alleanze e piani messi in piedi per le nomine di tutta Italia. Ma anche incontri con politici, imprenditori e colleghi. Con questi ultimi si confrontava e poi decideva chi appoggiare, indirizzando i voti a palazzo dei Marescialli. Si è anche difeso, secondo quanto riportato da Repubblica, da una fronda interna che lo voleva fare fuori quando sono cominciate a circolare le notizie sull’indagine di Perugia che poi ha sconvolto il mondo giudiziario prima e politico poi. Ma c0è tanto nelle migliaia di pagine depositate dalla procura umbra.

LUCA PALAMARA E CAOS CSM TRA CHAT E INTERCETTAZIONI

Nel mare magnum di carte, tra informative e intercettazioni che continuano a far discutere, c’è anche un file di conversazioni di Luca Palamara con giornalisti nei giorni in cui scoppiò lo scandalo, ma anche prima con alcuni parlamentari, come Luca Lotti, all’epoca indagato su un mega appalto Consip e oggi a processo. Ora trema anche il Consiglio superiore della magistratura, perché la sostituzione del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, si è trasformato in un “mercato” che ha dovuto poi fare i conti proprio con il lavoro della magistratura. Tutto parte da una “disinvolta” amicizia tra Luca Palamara e Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone. Mentre si indaga, i “giochi” nel Csm entrano nel vivo e il protagonista è proprio il magistrato indagato. Secondo quanto ricostruito da Repubblica, si sarebbe mosso con Cosimo Maria Ferri per assumere il controllo di tutti gli equilibri e stracciare l’accordo che voleva Franco Lo Voi, procuratore di Palermo, favorito per Roma. L’obiettivo è puntare su Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, ritenuto controllabile. Un progetto che si incrocia poi con l’inchiesta di Perugia.