Luca Palamara espulso dall’Anm. Il magistrato della procura di Roma, finito al centro dell’inchiesta della procura di Perugia sul “mercato” delle nomine degli uffici direttivi che tanto scandalo ha provocato per l’evidente commistione con il mondo della politica, non fa più parte dell’Associazione Nazionale Magistrati, il sindacato dei giudici di cui è stato presidente tra il 2008 e il 2012, caratterizzandosi per una dura opposizione nei confronti del governo Berlusconi. Palamara è stato giudicato “colpevole” dai suoi stessi colleghi, con una sola astensione. L’ex pm di Roma, imputato di corruzione a Perugia, secondo quanto scrive La Repubblica ha chiesto di essere ascoltato dopo la pronuncia dei probiviri dell’Anm, ma la sua richiesta è stata rigettata dai colleghi, secondo i quali ad ascoltarlo avrebbero dovuto essere gli stessi probiviri che lo hanno giudicato e non il Comitato direttivo centrale. La reazione di Palamara, in attesa davanti al palazzo di giustizia che ospita la Cassazione e al sesto piano la stessa Anm, è stata la seguente: “Mi è stato negato il diritto di parola, nemmeno nell’Inquisizione”.



LUCA PALAMARA ESPULSO DALL’ANM: “NEGATO DIRITTO DI PAROLA, NEANCHE NELL’INQUISIZIONE”

Luca Poniz, attuale presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, pm milanese della corrente di sinistra di Area, ha commentato: “Esiste una gigantesca questione morale che riguarda il senso stesso della magistratura”. In apertura del Comitato direttivo centrale chiamato a decidere sull’espulsione di Palamara, Poniz ha citato il duro intervento di Sergio Mattarella sottolineando di ritrovarsi nell’analisi del Presidente della Repubblica quando dice che “la stragrande maggioranza dei magistrati italiani è estranea alla modestia etica” rivelata dall’indagine di Perugia sull’ex presidente dell’Anm. Pur ammettendo il “momento difficile” del sindacato, Poniz ha assicurato che l’Anm “svolgerà comunque il suo compito in modo coerente con la sua tradizione”. L’intento è quello di procedere ad una “rifondazione, a partire dalla responsabilità dei singoli”. Poniz sottolinea in tal senso che l’Anm, già da tempo – “e anche al congresso di Genova (ottobre 2019) dove però l’attenzione dei media fu tutta per la prescrizione” – aveva invitato la politica ad intervenire con urgenti riforme. “Abbiamo proposto la modifica del sistema elettorale per garantire la più ampia rappresentatività, viste le critiche feroci sul sistema attuale, di cambiare i criteri per gli incarichi direttivi, due anni per chi dal Csm vuole un posto direttivo, due anni anche per chi è fuori ruolo, no alle porte girevoli dalla politica alla magistratura, criteri rigidamente cronologici per le nomine”.

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