Sono utilizzabili le intercettazioni del processo a carico di Luca Palamara, ex consigliere del Csm imputato per varie ipotesi di corruzione. Lo ha stabilito il gup di Perugia Piercarlo Frabotta. Quindi, è stata respinta la richiesta della difesa di procedere con una perizia sul server di Napoli di Rcs, società che ha fornito ai magistrati gli apparati e i programmi per eseguire le intercettazioni a carico dell’ex pm. La Procura di Perugia si era opposta alla perizia con i pm Mario Formisano e Gemma Miliani, guidati da Raffaele Cantone. «Prendiamo atto della decisione del giudice», ha dichiarato Palamara all’AdnKronos, commentando la decisione. Inoltre, ha affermato di essere in attesa degli accertamenti definitivi da parte della procura di Firenze. «La battaglia per la verità anche sul trojan continua. Ricorreremo nelle sedi opportune, in Cassazione e alla Corte Europea», ha tuonato l’ex pm. Nessun commento da parte dei pubblici ministeri. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, invece, ha affermato di non aver mai avuto dubbi riguardo il fatto che «il lavoro fosse stato fatto in modo corretto».
PALAMARA, CANTONE “INTERCETTAZIONI REGOLARI”
«Abbiamo individuato e portato gli aspetti critici all’esame del giudice ma siamo stati sempre confidenti e consapevoli che le intercettazioni erano state svolte in modo regolare», ha dichiarato Raffaele Cantone, procuratore di Perugia, come riportato dall’AdnKronos. Dunque, il giudice lo ha riconosciuto. La decisione è stata presa nell’ambito dell’udienza preliminare riguardante il troncone principale d’inchiesta che vede coinvolto Luca Palamara con Fabrizio Centofanti e Adele Attisani, accusati di corruzione. Nel corso dell’udienza che si è tenuta nella mattinata di oggi al Centro Capitini sono stati sentiti gli esperti del Cnaipic della Polizia Postale. Sono coloro che hanno effettuato gli accertamenti irripetibili su 20 file riferibili al trojan installato sul telefono di Luca Palamara e che sono ancora presenti sul server di Napoli di Rcs. Dagli accertamenti è emerso che sono risultati “creati” tra il 4 e il 29 maggio del 2019. I file hanno una durata tra zero secondi e poco più di due minuti. Diciannove di questi sono “intellegibili” e il loro contenuto è stato trascritto dalla stessa polizia postale. La discussione comincerà l’8 luglio prossimo con la procura che prenderà la parola.