L’ex atleta Luca Pancalli si è reso portavoce dei disabili per parlare di Covid-19 e quarantena. Una situazione difficile per tutta la popolazione, ma che lo è ancora di più per chi ha altre fragilità. “Molti con patologie che vanno dalle condizioni fisiche a quelle intellettive e sensoriali si sono visti interrompere dei servizi essenziali nella quotidianità, con evidenti contraccolpi nella gestione familiare”, ha detto a Prima Online poco tempo fa, “vale anche per gli anziani soprattutto non autosufficienti nelle RSA”. Oggi, giovedì 28 maggio 2020, Luca Pancalli sarà uno degli ospiti di #Maestri, in onda nel pomeriggio di Rai 3. Parlerà di sport e squadre, così come del legame fra questi e gli atleti paralimpici. “Non abbiamo lavorato verso indirizzi strategici di politica sportiva per creare dei miti, ma per dare dignità al movimento degli atleti”, ha sottolineato, “Se poi questi atleti nella rappresentazione della comunicazione sono diventati dei miti mi interrogherei: significa che la società ha bisogno di esempi positivi, il che mi fa estremamente piacere. I nostri atleti sono l’esempio più vivo e più tangibile della capacità della resilienza umana: sono allenati, spesso dalla nascita, alle difficoltà della vita, a riprendersi e a rialzarsi”. Di sicuro un modello positivo, evidenzia Pancalli, ma normale, umano e persino trasparente. La voglia di ripartire c’è e i paralimpici sono più che consapevoli della loro funzione nella società e nella cultura. Per l’ex atleta inoltre non è necessario andare a indagare sui cambiamenti politici in tema di sport e salute. L’importante è che ogni squadra condivida il traguardo. Questo senza nulla togliere allo sport come pilastro importante e chiaro, soprattutto quando si parla di sport sociale e di base.
Luca Pancalli, come coniugare sport e salute?
Luca Pancalli ha alcuni dubbi sul fatto che la fusione di Sport e Salute possa scorrere liscia come l’olio. L’ex atleta paralimpico infatti teme che possa aumentare in realtà il rischio di fare operazioni meno nobili sul territorio. “Come ho visto purtroppo in passato”, ha detto a Prima Online, “e questo mi spaventa un po’“. Questo senza considera che l’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, investe di meno sul settore sociale. “E questo ci dà anche una risposta sul perchè esistano certe fragilità nella dimensione sociale”, dice ancora, “ma siamo anche il paese che dal punto di vista strategico e normativo è fra i più avanzati. L’integrazione scolastica l’abbiamo realizzata negli anni 70, quando ancora oggi in alcuni Paesi esistono le classi differenziate. Non siamo stati però dei bravi esecutori delle intenzioni del legislatore, ci perdiamo sulla parte concreta“. Il sogno di Pancalli è che lo sport possa unirsi alla politica, ma quella con la P maiuscola. Solo se quest’ultima potrà rendersi conto che lo sport è parte integrante delle dinamiche del Paese, si potrà investire e utilizzare le attività sportive come strumento per crescere. “Sullo sport bisogna investire non per forgiare campioni”, conclude, “ma come i Paesi anglosassoni, con modelli scolastici, università e impianti sportivi diversi”.