È iniziata una nuova stagione de Il Collegio 6, che anche quest’anno non sta deludendo le aspettative del pubblico. Gli elementi cardine del programma sono i docenti, tra cui appare Luca Raina, professore nella vita reale e in televisione: un volto storico del Collegio, che ha voluto raccontare a Fanpage con un’intervista la sua esperienza nel programma dopo aver preso parte a tante stagioni del docureality.
Il professore ha sottolineato la bravura degli autori del programma nel creare sempre una macrostruttura in grado di presentare qualcosa di vario, così da non far annoiare lo spettatore, nonostante il fulcro principale sia sempre lo stesso. Ogni anno, infatti, i ragazzi giovanissimi vengono catapultati in un’epoca appartenente ai loro genitori più che a loro. Quest’anno la storia è ambientata nel 1977, un anno, secondo Luca Raina, con alcune similitudini al tempo che viviamo: “La similitudine la vedo in due cose… In quegli anni, con la crisi petrolifera si inizia a parlare per la prima volta di ambiente; l’altra è appunto il conflitto intergenerazionale, elemento che è proprio del Collegio, da sempre interessato a raccontare questo afflato di ribellione delle nuove generazioni”.
Luca Raina sull’identità di genere
Luca Raina
ha anche parlato del nuovo modo di comunicare digitalmente, che viene usato maggiormente dai ragazzi: “Stiamo abituando il cervello ad essere ubiqui, essere dovunque e comunque con qualcuno se lo vogliamo, così come ad essere atemporali, tu mi scrivi e ti rispondo quando voglio, anche immediatamente, cosa che in passato non poteva accadere”.
All’interno della nuova edizione de Il Collegio 6 il caso di Beatrice Kim Genco, che chiede di non essere definita né ragazza né ragazzo, è un tema molto caldo: “In classe si parla di ciò che arricchisce e interessa gli alunni e dare spazio ai loro dubbi è uno dei principi dell’educazione. Serve guardare le stesse problematiche da un’ottica storica, perché l’identità di genere non è una cosa di cui si parla solo nel 2021″. Tra gli oltre 100 studenti passati per le aule de Il Collegio 6, sono pochi quelli che hanno continuato all’interno del mondo dello spettacolo, una cosa che potrebbe essere caratteristica del programma, ma secondo il professore la verità è che “il Collegio non è un talent. Non ci sono personaggi scelti perché sono bravi a fare qualcosa, vengono scelti per le caratteristiche di persone, perché hanno cose da dire. Dopo sono loro a giocarsela”.