Luca Richeldi, professore ordinario di malattie respiratorie al policlinico Gemelli, si dice convinto che durante le imminenti festività di Natale, sarà necessario avere delle accortezze in più, a cominciare dalle mascherine. «Proteggiamo i fragili – spiega lo stesso autorevole pneumologo, parlando con i microfoni del Corriere della Sera – pensiamo alle persone anziane e ai malati cronici, anche se hanno ricevuto tre dosi. Se gli stiamo vicini, più a lungo indossiamo la mascherina meglio è. Però non priviamoci e non priviamoli dell’affetto che quest’anno possiamo esprimere, grazie ai vaccini».
I numeri stanno peggiorando, ma rispetto ad un anno fa, soprattutto dal punto di vista ospedaliero, la situazione appare decisamente migliore: «La curva epidemica in Italia è in costante aumento, fortunatamente ancora lineare e non esponenziale, però abbiamo dalla nostra strumenti di difesa, lo scorso anno impensabili. Il pericolo vero è costituto dalle varianti. Omicron per il momento non sembra essere drammaticamente più letale». E a differenza del 2020, oggi abbiamo i vaccini: «Sui vaccini c’è poco da aggiungere. Sono il primo e più solido baluardo contro la pandemia. Chi non l’ha ancora capito, si convinca e venga a fare la prima dose presto».
LUCA RICHELDI: “C’E’ ANCORA TANTO DA FARE SULL’ASSISTENZA DOMICILIARE”
Un passo avanti è stato fatto in questi dodici mesi anche per quanto riguarda la diagnostica: «Rispetto all’anno scorso, adesso anche in farmacia c’è ampia disponibilità di test capaci di dare risposte rapide e ragionevolmente affidabili e ridurre il rischio di rilasciare un green pass sulla base di risultati falsamente negativi. Il grande vantaggio dell’Italia è di aver sempre portato avanti la politica della mascherina al chiuso, e ora anche all’aperto in caso di affollamento».
Ovviamente non è tutto rose e fiori, in quanto lo stesso Richeldi ammette che c’è ancora molto da fare, ad esempio sull’assistenza domiciliare: «I pazienti possono essere curati a casa in sicurezza, senza gravare sugli ospedali. Inoltre siamo indietro nell’azione di sequenziamento dei i genomi del virus, necessaria per controllare la circolazione di varianti. Siamo lontani dalle prestazioni dei grandi sequenziatori, a cominciare dal Regno Unito. Secondo la rete italiana, la presenza di Omicron è inferiore all’1%. Ricordiamo che con tre dosi sviluppiamo livelli di protezione molto alta».