Il professor Richeldi, stimato epidemiologo del Policlinico Gemelli di Roma, è stato ospite dell’ultima puntata del programma di Rai Uno, Sottovoce, condotta da Gigi Marzullo. Si parla della pandemia di covid, anche alla luce del fatto che lo stesso Richeldi è stato membro del primo Comitato Tecnico Scientifico: “Io ho aiutato – ha spiegato – per quello che ho potuto durante il primo Cts. Questa è una fase piuttosto critica e delicata, non drammatica come la prima, ma proprio perchè non è drammatica va affrontata con molta consapevolezza, ovvero, che i vaccini stanno cambiando la storia clinica di questa malattia, proteggono dalla malattia grave. Siamo sulla strada di convivere con questo virus – ha aggiunto – le pandemie del secolo scorso, la spagnola, l’hiv, la tubercolosi, ci dicono che con i germi bisogna trovare un modo di stare insieme e credo che lo stesso accadrà per questo coronavirus. Siamo ancora in una fase di mascherine, evitare assembramenti e direi di essere pronti alla terza dose perchè questi vaccini hanno dimostrato efficacia straordinaria. è probabile che questa sia una vaccinazione che si applichi su tre dosi dai dati che emergono, e per i fragili è una raccomandazione da seguire”.
Richeldi ha aggiunto: “Il vaccino è un farmaco e tutti i farmaci hanno un profilo di sicurezza, è un farmaco i cui effetti benefici sono di gran lunga superiori ai potenziali effetti negativi che non sono zero, questo vale per tutti i vaccini e per tutti i farmaci. è importante essere consapevoli che questo vaccino rappresenta l’unica via di uscita che abbiamo da questa situazione, a differenza di quanto avviene per altri farmaci o altri vaccini. i benefici sono straordinariamente più grandi dei potenziali costi, e la scelta di non vaccinarsi è difficile da sostenere o da capire”. Richeldi ha poi parlato anche della sua vita e della sua carriera: “Sono di Modena, ho studiato a Modena, mi sono laureato e specializzato a Modena, poi ho fatto un dottorato di ricerca a Roma che ha cambiato la mia vita. A Roma ho incontrato quella che sarebbe diventata la mia moglie e sono felicemente sposato. La famiglia è molto importante per un medico soprattutto quando si fanno le guardie, si fanno le esperienze… si possono avere ostacoli professionali che bisogna mettere in conto, trovare un punto di ancoraggio e un punto a cui fare ritorno durante le giornate è fondamentale”. Richeldi ha lavorato anche all’estero: “Ho avuto il privilegio e la fortuna di lavorare negli Stati Uniti e in Inghilterra, a San Francisco e a Southampton, due ospedali molti importanti per il sistema respiratorio, ho avuto modo di confrontarmi con colleghi diversi e ho capito cosa c’è di buono c’è nel nostro sistema italiano rispetto agli altri: sono state esperienze abbastanza faticose, anche pesanti, però credo che mi siano servire a diventare un medico migliore”.
RICHELDI: “SCELSI PNEUMOLOGIA GRAZIE AD UN PROF…”
Sulla scelta di specializzarsi in pneumologia: “Venne un medico pneumologo e ci fece vedere due provette: una bianca e una nera, dicendo che una proveniva da un fumatore e una non, è stato molto accattivante, ho cominciato a frequentare e da lì sono rimasto nel campo, non mi sono mai pentito”. E ancora: “Sono stato lasciato molto libero dai miei genitori nella mia scelta, non mi hanno condizionato, e poi ho avuto la fortuna di incontrare durante il liceo persone che mi hanno educato e che mi hanno fatto vedere quanto era importante il ruolo di alcune professioni, come quello del medico: ho pensato che fare un mestiere in cui essere utile agli altri sarebbe stata un’ottima scelta. poi sono stato anche fortunato”.
Di nuovo sulla sua famiglia d’origine: “Mio padre erano in 7 tra fratelli e sorelle, si sono sempre occupati di salumi, una famiglia molto semplice e povera, con un capo famiglia, mio nonno, molto importante per me, che ha fatto il partigiano e che per tre anni è stato di fatto assente. Io sono figlio unico, credo in fondo in fondo sia uno svantaggio, ma avevo molti cugini e quindi sono cresciuti con loro”. Quindi ha concluso dicendo: “Per arrivare in alto servono onestà in vari ambiti e professionalità, la propria professione deve essere un valore sempre presente nella propria vita”.