È un sociologo, non disdegna la sinistra e dalla prima ora dell’emergenza Covid-19 è sempre stato uno dei più preoccupati dalle conseguenze sanitarie, economiche e politiche per il nostro Paese: per questo motivo Luca Ricolfi non intende “mollare” il suo schema d’attacco al Governo Conte, contestandolo con argomentazioni e risultati dettagliati fin dall’inizio della fase-1. Nell’intervista a “La Verità” il docente di analisi dei dati e presidente della Fondazione David Hume contesta l’idea di un modello Italia convincente sulla pandemia: anzi, lo boccia decisamente «il dato più significativo è l’inversione di tendenza delle curve dei morti e dei ricoverati in terapia intensiva. In poche settimane abbiamo avuto una triplicazione (di decessi) e una quadruplicazione (di terapie intensive)». Ricolfi contesta al Governo la “sordità” agli allarmi che diverse fondazioni (la Hume come la Gimbe di Cartabellotta, o ancora i proclami di Crisanti e Galli) hanno lanciato a giugno in vista dell’estate: «il Covid si poteva sconfiggere, anche se non debellare completamente, quando a giugno i contagi erano scesi a 200-300 al giorno. Quello era il momento di moltiplicare i tamponi e mettere restrizioni severe ai viaggi per motivi turistici, sia verso l’estero sia verso l’interno. Alcuni governatori, ad esempio quelli della Sardegna e della Sicilia, l’avevano capito, ma sono stati messi a tacere dall’imperativo categorico di salvare la stagione turistica, costi quel che costi».
RICOLFI VS CONTE: “SIAMO IL MODELLO PEGGIORE”
Secondo Luca Ricolfi il Ministero della Salute, il Cts e lo stesso Governo Conte avrebbero dovuto limitarsi a «dire la verità, senza cambiarla a seconda dei giorni, dei programmi televisivi, o di chi fosse l’intervistato di turno»: accuse molto gravi rilanciate dal sociologo dal momento che ritiene il Governo «timoroso» nel prendersi responsabilità (da un lato per far rilanciare l’economia e dall’altra per evitare di essere accusati di procurata epidemia), «Ha scelto di lasciarci credere che i pericoli fossero tutto sommato limitati, senza prendersi la responsabilità di affermarlo esplicitamente». Modello migliore? I dati, secondo Ricolfi, dicono tutt’altro: ci sono infatti solo 3 Paesi nelle società avanzate che hanno registrato più morti per abitante di noi, e cioè Belgio, Regno Unito, Spagna: «Persino gli Stati Uniti, che i nostri media descrivono come un Paese dove si è scatenata l’Apocalisse,hanno meno morti per abitante di noi». Modello pessimo poi anche su scuola (la mancata riduzione del numero di alunni per classe è un errore madornale per Ricolfi) e controllo sanitario: «l’Italia è uno dei pochi Paesi che sono riusciti nel capolavoro politico di rilanciare l’epidemia e al tempo stesso affossare l’economia».