Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due ragazzi accusati dell’omicidio di Luca Sacchi a Roma, restano in carcere. Il gip ha convalidato il fermo dei due 21enni di San Basilio e quindi ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due indagati, a cui sono contestati il concorso in omicidio, rapina, detenzione e porto abusivo di armi. Il provvedimento è arrivato al termine dell’interrogatorio in cui i due arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ma Pirino, nel corso di una dichiarazione spontanea, avrebbe poi detto che non sapeva che Valerio Del Grosso avesse una pistola e che era lì solo per una rapina. «Non volevo uccidere nessuno. E non sapevo che Del Grosso aveva con sé una pistola», riporta Rainews. I pm di Roma nelle pagine con cui hanno disposto il fermo avevano scritto che «sussistono specifici elementi che fanno ritenere fondato il pericolo di fuga». I due «erano oramai consapevoli delle indagini a loro carico e godendo di non poche complicità potrebbero fuggire per sottrarsi alle conseguenze dell’omicidio». (agg. di Silvana Palazzo)
OMICIDIO LUCA SACCHI, AVVOCATO DI DEL GROSSO “CHIESTO SCUSA”
I due ragazzi accusati di aver ucciso Luca Sacchi, leggasi Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, non hanno risposto alle domande di stamane del gip. Durante l’interrogatorio di convalida del fermo, avvenuto oggi, i due accusati di omicidio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Al termine del colloquio, lasciando il carcere di Regina Coeli dove si trovano i due ragazzi, ha rilasciato alcune dichiarazioni l’avvocato di Del Grosso, Alessandro Marcucci: “Del Grosso non voleva uccidere – le sue parole riportate da TgCom24.it – ha chiesto scusa per quello che è successo. Non voleva uccidere nessuno”. Poi il legale ha aggiunto e concluso: “Si è avvalso della facoltà di non rispondere e rimandiamo a un’altra occasione il confronto con i magistrati. E’ molto provato e dispiaciuto per quello che è successo”. Nei confronti di Del Grosso e Pirino il pm contesta i reati di concorso in omicidio, rapina, detenzione e porto abusivo di armi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO LUCA SACCHI, MADRE DI DEL GROSSO “MEGLIO CHE STIA IN CARCERE”
Giovanna Proietti, la madre di uno dei due arrestati ieri per l’omicidio di Luca Sacchi, tale Valerio Del Grosso, ha rilasciato parole forti all’indirizzo di suo figlio. Discutendo con la polizia, dove tra l’altro si è recata assieme al marito proprio per denunciare il presunto assassino, ha specificato: “Mio figlio ha fatto una caz*ata – le parole della donna riportate dall’Huffington Post – meglio in cella che tra i pusher. È meglio saperlo nelle vostre mani che in quelle di spacciatori, delinquenti e criminali”. Ad avvisare la madre sarebbe stato il fratello della stessa, dopo aver a sua volta ricevuto una soffiata da un amico. Valerio Del Grosso era fuori casa da due giorni, non era tornato a dormire nella villetta dove è cresciuto assieme ai genitori, alla sorella di 14 anni, all’altra fratello, Simone, e ad Azzurra, la cognata. La mamma si era insospettita fin da subito, aveva capito che qualcosa non andava per il verso giusto, e si è quindi presentata dagli agenti dopo aver ricevuto di fatto la conferma di quanto accaduto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO LUCA SACCHI, VALERIO DEL GROSSO: “NON VOLEVO UCCIDERE”
Sono ancora molti gli aspetti da chiarire in merito all’omicidio di Luca Sacchi, visto che le versioni degli offesi e degli accusati non sembrano collimare. A premere materialmente il grilletto che ha poi ferito in maniera fatale il 24enne di cui sopra, sarebbe stato Valerio Del Grosso, che come riferisce Il Messaggero, si sarebbe giustificato così: «Volevo spaventarlo. Non volevo ucciderlo». Mistero anche attorno allo zainetto che la ragazza della vittima, Anastasia Kylemnyk, aveva quella sera con all’interno ben 2000 euro in contanti, divisi in mazzette da 20 e 50. Sembra, ma la versione è ancora tutta da confermare, che la giovane volesse acquistare della droga, come scrive sempre Il Messaggero, e si fosse presentata al pub John Cabot per incontrarsi con dei pusher. Non si capisce bene per quale ragione lo scambio droga-soldi non avenne, dopo di che la situazione è degenerata, Del Grosso ha sparato a Luca Sacchi, che morirà poche ore dopo. Il giorno seguente l’omicida si presenterà al lavoro, ma a metà mattinata non regge più a e torna a casa, incontrando fidanzata e amico e dicendo loro di aver combinato un macello. Nel frattempo i suoi genitori avevano già capito tutto e si erano presentati in commissariato per denunciare il figlio. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO LUCA SACCHI, MAMMA DI UNO DEI DUE PRESUNTI KILLER HA DENUNCIATO IL FIGLIO
Sarebbe stata la madre di uno dei due a denunciare il figlio dopo la morte del povero Luca Sacchi. E’ questo quanto riportato dai colleghi di TgCom24.it; una volta appresa la notizia la donna si sarebbe recata in commissariato ed avrebbe spiegato: “Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell’omicidio di Luca Sacchi”. Dopo la segnalazione della donna sarebbero quindi scattate le indagini che hanno poi portato all’arresto dei due sospettati. I due presunti assassini, di 20 e 21 anni, sono stati a lungo interrogati in caserma, quindi dopo l’interrogatorio sono stati arrestati con l’accusa di concorso in omicidio. Nelle ultime ore sta intanto prendendo sempre più piede la pista della droga, sembra infatti che Luca e la fidanzata volessero acquistare degli stupefacenti, ipotesi riportata da TgCom24.it che noi ripubblichiamo, e i due presunti assassini avrebbero notato nello zainetto della giovane molti soldi: prima avrebbero detto di essere pronti a procurare loro la droga per poi tornare e rapinarli. In ogni caso l’uccisione del ragazzo non è assolutamente cosa giustificata. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO LUCA SACCHI: I DUE SOSPETTATI SI SONO COSTITUITI?
Partiamo dal fondo, ovvero dal fatto che i due presunti killer di Luca Sacchi si sarebbero costruiti a Roma 36 ore dopo la rapina che ha portato alla morte del 24enne di fronte alla fidanzata mentre provava a difenderla da una rapina fuori da un locale in zona Appio. Il personal trainer è morto ieri pomeriggio in ospedale, troppo gravi le ferite alla testa dopo lo sparo in testa avvenuto fuori dal “John Cabot” di via Mommsen: con l’accusa di omicidio volontario i due ricercati da ore si sarebbero consegnati di loro spontanea volontà, pare per un consiglio di un parente (riporta l’Agi), anche se altri parlano della denuncia fatta direttamente da uno dei loro genitori. Al momento si trovano in Questura e con loro ci sono i carabinieri del Nucleo Investigativo titolari dell’indagine per gli interrogatori del caso: l’attenzione è doppia visto che dietro alla tragedia potrebbe non esserci solo il movente della rapina andata male, bensì una possibile e ancora non confermata pista di droga. I fatti finora dicono che Sacchi e la fidanzata ucraina (ancora sotto choc dopo che il suo ragazzo è stato freddato alla testa mentre cercava di reagire alla rapina) sono stati sorpresi mentre attendevano degli amici per un appuntamento fuori dal pub.
LA DISPERAZIONE DEL PAPÀ DI LUCA SACCHI
Gli investigatori che stanno interrogando i due costituiti definiscono la rapina «anomala» e dicono che potrebbe trattarsi di una questione legata al mondo della droga. I due fermati sarebbero entrambi 21enni: il primo non ha gravi precedenti, mentre il secondo ha forti precedenti per droga. In attesa di capire quale sia la verità dietro la strage di Roma Appio, resta il dolore di una famiglia che perde un figlio nel peggior modo possibile: il papà di Luca Sacchi ha spiegato ieri a “La Stampa” tutto il dolore per l’assassinio «Luca non era il tipo che cercava guai. Ma non sopportava le ingiustizie. Voleva difendere la sua ragazza quando ha visto che quei balordi che l’hanno rapinata le hanno fatto male». Tutta la famiglia Sacchi ha sperato fino all’ultimo che il ragazzo potesse farcela, «era forte», ma quelle ferite erano troppo gravi: «Ma perché gli hanno sparato? Ladri, farabutti, delinquenti. Me l’hanno ammazzato, me l’hanno ucciso sotto gli occhi della sua fidanzata. Stavano insieme da quasi cinque anni, lui e Anastasia erano molto uniti» e poi ancora, con dolore estremo «Ha reagito probabilmente perché aveva visto che le avevano fatto male. Non sopportava le ingiustizie. Era un pezzo di pane, buono e generoso. Era molto forte, perché era un personal trainer ed era molto allenato, oltre che dalla palestra anche dalle arti marziali».