Ci sono ancora molte cose da chiarire sulla morte di Luca Sacchi. Per questo il padre Alfonso sta portando avanti una battaglia per sapere la verità. C’è la sentenza emessa dai giudici della Corte d’Assise di Roma che mette un primo punto sulla vicenda. Ma in occasione dell’ultima udienza è successo qualcosa di inaspettato per la famiglia della vittima. Lo ha rivelato proprio Alfonso Sacchi, ospite dei Fatti Vostri: Armando De Propris, papà di Marcello (ragazzo che è stato condannato a 25 anni di carcere, ndr), lo avrebbe cercato prima della sentenza per esprimergli tutto il suo dispiacere.



Non aveva neanche motivo di dirmi nulla, i giochi erano già fatti, ma mi ha chiamato e mi ha detto che gli dispiaceva per la morte di mio figlio perché non c’entrava nulla con questa storia”. Queste parole lo hanno colpito, non se le aspettava. Il ‘mi dispiace’ doveva arrivare secondo lui dalla fidanzata del figlio, Anastasiya Kylemnyk, condannata invece a 3 anni e a 30mila euro di multa per la violazione della legge sugli stupefacenti.



“SENTENZA HA RISTABILITO INTEGRITÀ LUCA SACCHI”

Quando è uscito dall’ambulanza ha lasciato dietro di sé una scia di sangue. Poi il medico mi ha detto che il cervello era devastato, ma il cuore era forte e batteva. La mattina dopo però s’è spento”, ha raccontato Alfonso Sacchi, ripercorrendo quei terribili momenti. Dietro il brutale omicidio c’è una storia di droga che vede coinvolta la fidanzata del figlio. Per Alfonso Sacchi era come una figlia, ma dopo l’omicidio è tutto cambiato. “Un paio di giorni dopo è sparita. Mi sarei aspettato qualche parola, invece è sempre passata davanti a noi con quello sguardo freddo, senza rivolgerci né una parola né uno sguardo”. Ma il processo ha chiarito che Luca Sacchi con la droga non c’entrava nulla.



Quello che è emerso è che Luca è intervenuto per proteggere Anastasiya che era stata aggredita. Si è difeso, ha messo a terra l’aggressore e sono scappati. Nel frattempo, è sopraggiunto il complice che ha sparato a Luca, è tornato indietro, ha preso lo zainetto ed è scappato. Io non ho capito perché lo ha sparato, non lo aveva aggredito”. Ai Fatti Vostri è intervenuto anche l’avvocato Armida Decina, legale della famiglia Sacchi, che ha commentato la sentenza: “Noi volevamo due cose dal processo. Riconsegnare a Luca la sua integrità, troppe molte minata da illazioni, e che venisse confermata la tesi dell’omicidio volontario. Nel corso di questo processo c’è stata una guerra vera tra accusa, difese e parte civili sull’accidentalità di quel colpo. Valerio Del Grosso ha voluto dimostrare che era partito per sbaglio, ma a questo la Corte d’Assise non ha creduto”.