Luca Serianni è morto: il noto linguista era stato investito lunedì scorso a Ostia mentre attraversava sulle strisce pedonali all’incrocio fra via Isole del Capo Verde di fronte via dei Velieri. Inizialmente era stato trasportato in condizioni gravissime al vicino ospedale Grassi, poi nei giorni successivi era stato trasferito all’ospedale San Camillo di Roma, dove è stato ricoverato in coma irreversibile fino a questa mattina. Si è spento all’età di 74 anni.



A dare il drammatico annuncio della sua scomparsa, intorno alle ore 9.30 odierne, è stata la famiglia, che come riportato da Orizzonte Scuola ha voluto ringraziare “tutti coloro che in questi giorni hanno manifestato il loro affetto” e ha voluto esprimere “profonda gratitudine al personale sanitario dell’Ospedale San Camillo di Roma”. I medici, purtroppo, non hanno potuto fare nulla per salvare la vita al linguista.



Luca Serianni è morto: il linguista era stato investito. Chi era

Luca Serianni, morto all’età di 74 anni, era il “più autorevole storico della lingua italiana”, così l’Accademia della Crusca ha definito il linguista. Era vicepresidente della Società Dante Alighieri e socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia della Crusca e dell’Arcadia e della Casa di Dante di Roma, nonché direttore delle riviste “Studi linguistici italiani” e “Studi di lessicografia italiana”.

Per quarant’anni, dal 1980 al 2017, ha insegnato Storia della lingua italiana all’Università La Sapienza di Roma, la sua città. La sua carriera accademica si era conclusa cinque anni fa, ma non aveva mai smesso di tendere la mano agli studenti. In un video del Ministero dell’Istruzione, soltanto un mese fa, aveva dato dei preziosi consigli ai maturandi per sostenere la prima prova. L’ultimo evento pubblico a cui ha partecipato, prima dell’incidente, è stato quello organizzato il 6 luglio scorso a Firenze per l’inaugurazione delle prime due sale del Mundi, il Museo Nazionale dell’Italiano, di cui era coordinatore scientifico. Insieme a lui c’era anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini.