«Per raccontare le cose belle mi sono ritrovato a guardare indietro, a ritrovare le mie radici e mi sono reso conto di quanto fosse stata difficile l’infanzia e la vita di mia madre. Non avevamo nulla, se non la forza per difenderci da mio padre. Ci siamo sempre tenuti per mano nella vita e ci teniamo ancora: la lotta non finisce mai»: così Luca Tommassini ha ricordato la sua infanzia ai microfoni di Storie Italiane.



Luca Tommassini ha ricordato le difficoltà attraversate nel corso della sua infanzia, a partire dalle violenze subite dal padre: «Se qualcuno ti mette la mano addosso, rimane lì per sempre: io le sento ancora addosso. Mio padre picchiava mia madre, poi ha iniziato a picchiare me e mia sorella. Tutti sapevano e nessuno diceva nulla, anzi giustificavano mio padre».



LUCA TOMMASSINI E LE VIOLENZE DEL PADRE

Luca Tommassini ha ricordato gli episodi di bullismo: «Arrivare da casa alla scuola di ballo era una via crucis. Mio padre era l’ostacolo più difficile: se mi succedeva qualcosa, lui si girava dall’altra parte. Mia madre non lo sapeva perché non le dicevo niente: aveva già a che fare con tanto. Ho evitato di raccontarlo per 30-35 anni, mi sono inventato un coraggio, quello di quelli che avevano successo: ho imparato a fare finta di avere coraggio». Nel corso della lunga intervista, l’artista si è soffermato sull’amore per la danza: «Io volevo diventare un bravo ballerino: per me non era importante stare in televisione. Mia madre era orgogliosa e felicissima: il suo sogno era diventato il mio, sul palcoscenico ho sempre ballato con lei. Nella realtà ho ballato poco, abbiamo un rapporto quasi chiuso, perché a casa non erano consentite carezze». Luca Tommassini ha poi rimembrato un episodio terribile della sua adolescenza con vittima la madre: «Mio padre inizia a urlare, mia madre si gira verso di me e mio padre la colpisce con un calcio alla testa, mandandola in coma. Tutti i parenti mi urlarono di raccontare una bugia, che mia madre era caduta»

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