La Cassazione ha confermato oggi la condanna a 12 anni di reclusione a carico di Luca Traini, il 31enne accusato di tentata strage e che il 3 febbraio 2018 si rese autore degli spari verso alcuni migranti, ferendone sei. A suo carico anche l’aggravante dell’odio razziale. La Suprema Corte, come riferisce La Repubblica, ha anche confermato il diritto di risarcimento per le vittime e per le parti civili, tra cui il comune di Macerata e la sede locale del Pd contro la quale l’uomo sparò dei colpi di arma da fuoco. Prima della sentenza, anche il sostituto pg di Cassazione Marco Dall’Olio aveva richiesto la condanna a 12 anni a carico dell’imputato.
La condanna confermata oggi 24 marzo in Cassazione va a chiudere il cerchio attorno al processo che si aprì alla fine del 2018 a carico di Traina, soprannominato il “Lupo di Macerata”. L’uomo, all’epoca dei fatti, rivendicò la sparatoria asserendo di aver voluto vendicare l’uccisione della 18enne Pamela Mastropietro. Nell’ottobre del 2018 giunse la sentenza al termine del processo di primo grado con rito abbreviato che condannò Traina a 12 anni di carcere per i reati di strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma. Condanna poi confermata anche in Appello l’anno successivo.
LUCA TRAINI CONDANNATO A 12 ANNI IN CASSAZIONE
Nel corso della sua requisitoria alla vigilia della sentenza in Cassazione, il pg aveva commentato: “È corretto definire strage ciò di cui ci stiamo occupando oggi, Traini voleva uccidere un numero indeterminato di persone”. Il magistrato ha quindi rammentato la “sequenza impressionante di colpi, con 17 bossoli e 14 frammenti di proiettili rinvenuti”, sparati “a distanza ravvicinata e ad altezza d’uomo”, rivolti “verso persone, esercizi commerciali e anche verso la sede di un partito”. Lo stesso pg ha poi sottolineato come chiunque sarebbe potuto restare vittima della follia di Traini. Nel corso della sua arringa, il difensore dell’imputato, l’avvocato Franco Coppi, ha invece asserito: “Nel comportamento di Traini non c’è odio razziale, i neri vengono identificati da lui come i responsabili dello spaccio di droga nella provincia di Macerata e come responsabili della morte di Pamela Mastropietro, potevano essere anche gialli o pellerossa e il discorso sarebbe stato lo stesso”. A suo dire inoltre non ci sarebbe stata una strage “perché il reato richiede l’indeterminatezza delle persone offese”. Sempre secondo il suo difensore, Traini avrebbe voluto “ergersi a vendicatore in preda ad un raptus emotivo di cui si dovrebbe tenere conto”.