Luca Trapanese, il padre della piccola Alba è stato ospite di Domenica In. “E’ una bambina di una grande esuberanza, felicità e determinazione, lei sa quello che vuole dalla vita ed è la mia grande felicità”, ha commentato l’uomo a Mara Venier. La piccola non è in studio con il padre ma in collegamento con i nonni e tata Luisa. La bambina questa mattina aveva la febbre ma per fortuna dopo essersi sottoposta al tampone “è sana”, ha spiegato il padre.



Mara Venier ha ricordato la storia di Alba, rifiutata da trenta famiglie dopo aver chiesto l’affido, per via della sindrome di Down che la piccola ha. Quando è stata segnalata a Luca, non aspettava altro: “Se avessi potuto scegliere avrei scelto un figlio disabile”, ha ribadito. “Quei no di quelle persone erano di paura, ignoranza e solitudine, quella che vivono i genitori con figli disabili”, ha commentato Luca, “credo che quello abbia spaventato. Io penso che non vanno criticate ma comprese. Occorre lavorare per capire il perché non abbiano voluto Alba che è una bambina meravigliosa”. Oggi la piccola frequenta la scuola materna. Bellissime le parole dedicate a lei da parte delle sue maestre. “Io la sera racconto sempre le favole”, ha raccontato il padre. “Io sono stato adottato da Florinda mia madre, perché il suo figlio che ha un ritardo sarebbe rimasto solo. Io oggi sono a tutti gli effetti il fratello di Francesco e siamo una famiglia imperfetta”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Chi è Luca Trapanese, il padre single che ha adottato Alba una bambina down

Luca Trapanese ospite di Mara Venier a Domenica In per raccontare la sua storia di padre omosessuale che ha adottato una bambina down. Nato a Napoli, Luca è un ragazzo gay, cattolico che nel 2018 ha deciso come genitore single di adottare una bambina down abbandonata. Comincia così il suo percorso di “mammo” che ha condiviso peraltro con grandissimo successo sui social; Luca, infatti, ha mostrato a tutti come sia possibile essere genitori di una bambina disabile e di quanta felicità possa scaturire. “La società impone di essere sani, belli, con un lavoro importante, altrimenti non siamo niente. E invece non esiste né la vita perfetta né la normalità, nessuno si può arrogare il diritto di stabilire cosa è normale” – ha dichiarato dalla pagine de Il Mattino.



Una storia che ha deciso di raccontare anche in un libro-biografia presentato così: “ho rinunciato a diventare prete perché mi ero innamorato. Ma il legame con la mia esperienza è soprattutto in questo: quando ho fatto programmi sono stati puntualmente sconvolti, come accade ai protagonisti della storia. Sulle prime si è sconvolti quando arriva il nuovo e il diverso, sembra per forza negativo; in realtà è funzionale alla preparazione della propria, vera identità. Avevo voglia di parlare di disabilità e di amore omosessuale. Il sentimento verso il corpo malato, peraltro di una persona dello stesso sesso, viene vista come cosa da cui sfuggire: ma non è detto che chi è sano ed eterosessuale sia più felice”.

Luca Trapanese e la morte del compagno: “mi ha cambiato profondamente”

Luca Trapanese nel libro parla anche dell’incontro con l’amore della sua vita. “Livio è pieno di amore. Prima per gli altri: perciò è sulla strada del seminario e del volontariato. Quando incontra Pietro non guarda la disabilità ma esclusivamente la persona che lo fa impazzire” – racconta il papà single che prosegue dicendo – “tendiamo a reprimere i sentimenti fuori dagli schemi. Invece si può scoprire di poter essere gay e cattolici al tempo stesso”. Durante la sua vita Luca ha vissuto tantissime esperienze: volontariato in Africa ed India: “ho incontrato figure piene di spiritualità e amore per il prossimo. Mi hanno mostrato che la sofferenza che è necessaria alla felicità. Moriamo e rinasciamo continuamente, ogni fine è un nuovo inizio. E chi pensa di fare la propria strada da solo non trova nulla”.

La morte del compagno ha però cambiato la sua vita: “la morte di Diego ha rappresentato allo stesso tempo l’esperienza più bella e più brutta della mia vita. Mi ha cambiato profondamente e ho scelto di portare il mio amico nella mia vita per sempre e non di dimenticarlo, facendo sì che la sua morte non sia stata un evento vano, ma un’occasione per seminare una molteplicità di occasione per le persone meno fortunate”.