Luca Valdiserri, giornalista, è il marito della collega Paola Di Caro e il papà di Francesco, ucciso un anno fa a Roma, sulla Colombo, mentre camminava sul marciapiede. Ospite a “Di buon mattino” su Tv2000, racconta: “Oltre che di Francesco voglio parlare di oltre 1.300 vittime sulla strada dell’anno scorso. Quest’anno i dati, almeno su Roma, sono anche peggiore. Parliamo di una strage. Francesco è diventato un po’ simbolo perché come è avvenuto il suo incidente, che poi è un omicidio stradale, è molto particolare. Lui stava camminando sul marciapiede. Al di là di tutte le raccomandazioni che gli facevo da padre ansioso, dirgli anche ‘Stai attento a camminare sul marciapiede’, non c’ero arrivato”.
Il ricordo di Francesco è ancora vivissimo grazie ai suoi genitori, che non si sono mai fermati in questo difficile anno: “Le sue passioni erano la musica e la letteratura. Era iscritto a La Sapienza. Noi organizziamo concerti: lui faceva parte di una band che per fortuna ancora continua a cantare. Sono molto bravi. Abbiamo poi organizzato un cineforum e quest’anno faremo anche una specie di piccolo concorso di cortometraggi fatti da ragazzi non professionisti. Abbiamo fatto qualche attività teatrale. Non vogliamo che Francesco sia il ragazzo ucciso sulla Colombo. Vogliamo che rimanga in vita la voglia di fare, di cantare. Più i ragazzi hanno voglia di fare cose, più restano lontani dalle tentazioni. Ad esempio la ragazza che ha ucciso Francesco, seppur involontariamente, ha problemi di alcolismo ed è in cura”.
Luca Valdisseri: “Ora sopravviviamo anche per mia figlia”
A “Di buon mattino”, Luca Valdiserri prosegue parlando della piaga degli omicidi stradali: “L’unica cosa che mi sento di dire è che il 93% degli incidenti stradali sono causati da errori umani. C’è poco di destino e molto di umano in questo. L’attenzione al volante deve essere quotidiana. In molti dicono ‘Non l’ho visto’. Ma se non l’hai visto era perché eri distratto o andavi veloce. Se vai più piano riduci la possibilità di investire una persona”. Proprio un incidente ha strappato via la vita di suo figlio Francesco. Il giornalista prosegue: “La morte di un figlio è uno dei tabù che abbiamo tutti. Chiunque abbia un figlio e una figlia, almeno una volta avrà pensato ‘Ma se dovesse morire, cosa faccio?’. Io pensavo che mi sarei chiuso in una grotta, credevo di rompere i ponti con tutto e con tutti. Non volevo contatti con il mondo. È una perdita incommensurabile”.
Si tratta della più grande tragedia che un uomo o una donna possano vivere. Luca prosegue: “Ho perso la mamma da giovane, ho perso una sorella che era giovane… Ma fino alla morte di Francesco mi ero sempre reputato fortunato. L’idea che avevo però era sbagliata e lontana dalla realtà. Non auguro a nessuno questo. Ma grazie agli amici di Francesco, ad un’associazione sportiva, alla Roma che ha dedicato il lutto a lui… In pochi giorni ho cambiato idea. Io, Paola e Daria, grazie ai ragazzi, siamo ripartiti”. Solidarietà anche dall’Inghilterra dove “Francesco aveva studiato musica a Londra l’estate prima di morire. Quell’istituto ha fatto una cosa bellissima: ha offerto agli Origami Smiles (gruppo di Francesco, ndr) la possibilità di studiare lì l’estate successiva”. La morte del figlio ha devastato Luca e Paola ma “ti rendi conto che la vita non finisce, anche se ora noi sopravviviamo. Ma abbiamo anche una figlia di 18 anni e dobbiamo darle l’esempio” conclude il papà.