Ci sono ancora tante domande attorno alla morte di Luca Ventre. A cercare risposte, oltre alla famiglia del 35enne, anche il programma “Chi l’ha visto?“, di cui sarà ospite il fratello Fabrizio in studio. A rendere intricata la vicenda anche lo scenario: l’ambasciata italiana a Montevideo, dove il 35enne si recò l’1 gennaio 2021. Lì fu fermato e bloccato per 14 minuti. Un agente lo immobilizzò tenendogli un braccio sul collo. Le autorità locali parlarono di malore, ma le telecamere di videosorveglianza presenti nell’ambasciata smentirono quella ipotesi. Lo stesso hanno fatto i risultati dell’autopsia.
La famiglia di Luca Ventre ha rivelato che si era recato in ambasciata in quanto riteneva di essere in pericolo di vita, quindi voleva tornare in Italia. Particolari su cui però non sono emersi elementi oggettivi. In ambasciata, comunque, non c’era personale, perché era un giorno festivo. Non avendo avuto risposta dopo aver suonato, decise di scavalcare il cancello per uscire. Mentre provava a farlo, una guardia privata, non italiana, lo trascinò giù, bloccandolo a terra.
COM’È MORTO LUCA VENTRE? IL GIALLO DELL’AUTOPSIA
Dall’autopsia eseguita dal medico legale locale non emersero lesioni particolari sul corpo di Luca Ventre per traumi provocati da terzi. Eppure, le condizioni in cui era stato trovato il cervello, cioè in stato edematoso, erano compatibile con l’ipotesi della morte da asfissia. Le autorità di Montevideo però spiegarono la morte di Luca Ventre riportando uno “stato di eccitazione psicomotoria associata al consumo di cocaina“. Ma gli esami, anche quelli eseguiti dal consulente del tribunale di Roma, non hanno rilevato tracce di sostanze stupefacenti. La tesi delle autorità di Montevideo non trovano riscontro neppure nei risultati dell’autospia richiesta dalla procura di Roma.
Infatti, nel febbraio scorso la procura capitolina ha aperto una inchiesta per omicidio preterintenzionale (inizialmente a carico di ignoti) che stava per essere archiviata, poiché si riteneva di non poter procedere, visto che l’agente individuato non era mai stato in Italia. Il gip però ha accolto l’opposizione della famiglia, seguita dall’avvocato Fabio Anselmo. La loro tesi è che il procedimento sia penalmente ammissibile in Italia, perché i fatti si sono consumati all’interno dell’ambasciata, quindi su suolo italiano.
FABRIZIO VENTRE “MIO FRATELLO MASSACRATO E TORTURATO”
Ci sono diversi dettagli che non tornano della morte di Luca Ventre. Cos’è successo quando il 35enne non compare nelle telecamere di videosorveglianza? Cosa si sono detti gli agenti mentre l’uomo era immobilizzato? Non è chiaro neppure se l’uomo abbia detto qualcosa agli agenti quando ha sollevato un braccio per l’ultima volta. Tutti questi dubbi hanno alimentato la voglia di verità della famiglia, che non si è mai arresa e combatte per avere giustizia.
Infatti, il fratello Fabrizio Ventre a “Chi l’ha visto?” oggi torna a parlare della tragedia dopo aver dichiarato di aver scoperto che il 35enne si era recato in ambasciata perché era in pericolo di vita e voleva protezione e tornare in patria. Su questo però non sono emersi elementi oggettivi. Di una cosa, però, è sicuro: “Abbiamo visto che è stato massacrato, torturato da un poliziotto che gli tiene le braccia attorno al collo“, dichiarò a Radio Capital nel 2021.