Lucia Annibali, avvocata ed ex parlamentare, il 16 aprile 2013 venne sfregiata con l’acido da Rubin Talaban, sicario assoldato dall’ex della donna, Luca Varani, con anche la collaborazione di un terzo uomo albanese che fece da palo. Tutti e tre sono finiti in carcere, con sentenze differenti (rispettivamente 12, 20 e 20 anni), ma nella giornata di ieri il sicario è tornato in libertà, con uno sconto di pena di 2 anni, con estradizione immediata in Albania.



Commentando la notizia della scarcerazione di Talaban sulle pagine del Corriere della Sera, Lucia Annibali confessa che apprenderla “lì per lì non mi ha scosso più di tanto. Poi ci ho riflettuto, mi sono messa a fare ricerche su Internet e sono tornate a galla tante cose… È stato un viaggio fra i ricordi” che tra le altre cose l’ha portata a pensare a “lui mentre mi tirava l’acido: dal basso verso l’alto, da sinistra verso destra”. Insomma, spiega Lucia Annibali “le primo ore ho sottovalutato un po’ la potenza della notizia rispetto alla mia memoria” ma sostiene anche fermamente che “non sono turbata“.



Lucia Annibali: “Nessun risentimento per Talaban”

Secondo Lucia Annibali, infatti, “non [c’è] nulla di ingiusto nella sua libertà. È andata come doveva andare, lui ha scontato dieci anni su dodici, non la vedo come un’ingiustizia“. Ricordando, invece, la lettera che lui le scrisse dal carcere sostiene che “fra molte virgolette è stato il più consapevole dei tre”, ma questo non avrebbe contribuito a cancellare il ricordo di “quando lo trovai in casa, quella sera. Vestito di scuro con il passamontagna, quel gesto calmo per prendere la mira”.



Ma Lucia Annibali ci tiene anche a sottolineare che “non ho paura. Stiamo parlando di un uomo che se n’è andato nel suo Paese e che mantiene da me una distanza rassicurante“. Completamente diversa, invece, sarebbe la sua opinione su Luca Varani, per il qualche racconta che “ci sono sentimenti diversi. La distanza nel suo caso non potrà essere la stessa che mi divide dall’Albania, ma non voglio parlare comunque di paura. Se mi capiterà mai di incrociarlo saprò come reagire”. In chiusura Lucia Annibali racconta che la casa dell’aggressione “l’ho venduta l’anno scorso e ne ho comprata una a Roma”.