Nel corso della serata di ieri, giovedì 20 agosto 2020, è intervenuta di fronte alle telecamere di “In Onda” Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione, che, dialogando con i conduttori David Parenzo e Luca Telese, ha effettuato alcuni chiarimenti in merito alla situazione connessa al ritorno a scuola il prossimo 14 settembre, a partire dai banchi singoli, per la cui consegna sono previste tre tranche: “Il commissario straordinario dell’emergenza, Domenico Arcuri, ha asserito che la prima parte verrà consegnata in anticipo rispetto all’inizio dell’anno scolastico. La seconda, invece, all’inizio di ottobre, mentre la terza entro il 31 ottobre”. Il protocollo da seguire a scuola in caso di sintomi associabili al Coronavirus da parte di uno studente qual è? “Non abbiamo ancora un documento ufficiale che ci dica esattamente cosa fare, ma arriverà nelle prossime ore. Sarà scritto dall’ISS, dai ministeri dell’Istruzione e della Salute e dall’Inail. Anticipo che, qualora ci fosse una qualche sintomatologia da parte di un bambino, si cercherà uno spazio nell’istituto scolastico dove l’alunno sarà portato insieme a un adulto”.
LUCIA AZZOLINA: “NASCONO NUOVI DIPARTIMENTI TERRITORIALI”
E poi? “Successivamente, gli sarà fatta indossare una mascherina, se ne fosse momentaneamente sprovvisto, e si chiameranno immediatamente i genitori – ha riferito Lucia Azzolina –. Non ci saranno bambini prelevati dal sistema sanitario o dai servizi sociali, questa è una fake news. Quando il bambino tornerà a casa, il genitore, mediante il pediatra o il medico di famiglia, dovrà attivarsi immediatamente per stabilire la possibilità di sottoporre suo figlio al tampone”. Il ministro ha poi sottolineato che per la prima volta dopo molti anni l’istruzione e la salute hanno ricominciato a collaborare: “In ogni singolo territorio avremo dipartimenti di prevenzione territoriale a livello sanitario, con un ufficio creato ex novo e dedicato alla scuola, animato da infermieri e medici che avranno un contatto diretto con i dirigenti scolastici. Ci stiamo lavorando da settimane; ecco perché a maggio non si poteva pensare di riaprire le scuole e non soltanto per la contagiosità del virus”.