Se Lucia Borgonzoni avesse vinto le Elezioni Regionali 2020 in Emilia-Romagna, avrebbe chiamato la madre. In realtà la candidata del centrodestra l’ha indicata alla vigilia anche in caso di sconfitta. Ma questo la dice lunga sul rapporto col padre Giambattista per quanto riguarda la sfera politica. Spesso infatti i suoi affetti familiari fanno notizia proprio per le dichiarazioni del padre, duro con lei, con cui è peraltro politicamente distante. Non deve sorprendere dunque la reazione di Giambattista Borgonzoni alla notizia della sconfitta della figlia nel voto regionale: «Non mi dispiace per lei». Così ha detto durante lo spoglio dei voti, mentre era al Comitato per Bonaccini allestito a Casalecchio di Reno per le regionali. «È una democratica gara politica, non dobbiamo avere necessariamente le stesse opinioni», ha aggiunto il padre della leghista, come riportato da Libero. Ma non aveva fatto mistero di votare per il candidato del centrosinistra.



PAPÀ LUCIA BORGONZONI “NON MI DISPIACE PER LEI”

«Mia figlia che è molto borgonzoniana rappresenta l’anima democristiana di proposte inaccettabili». Così Giambattista Borgonzoni ha parlato della figlia Lucia. Duro il giudizio politico, non il primo. «Non potevo non votare Bonaccini quando mi trovo in Emilia Romagna che per qualità della vita e per servizi è pari ai migliori Lander tedeschi. Per questo ho sostenuto Bonaccini», la sua spiegazione. E quando gli è stato chiesto se avesse sentito la figlia, ha risposto di “no” anche perché i due non si sentono da tempo. Dunque, la storia delle Elezioni Regionali in Emilia-Romagna si lega anche a quella collaterale di padri e figli. L’architetto, figlio del noto pittore realista-espressionista Aldo, nelle settimane scorse aveva duramente attaccato la Lega. «Merita di avere accanto consiglieri più seri della “Bestia”, una sorta di “squadrismo digitale”». In quel post riportò anche alcune dichiarazioni della figlia sul loro rapporto complicato: «perché non alzi la cornetta e mi parli come farebbe un qualsiasi padre?», «non gli parlo più da quando avevo cinque anni», «da quando avevo sei anni ha deciso che non voleva frequentarmi».

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