Lucia Gargano, avvocato di “Diabolik” Fabrizio Piscitelli, è finita agli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. La donna, come spiega Il messaggero, aveva compreso di essersi spinta oltre nelle relazioni con boss e criminali e temeva di finire concretamente in carcere. Tuttavia, sapeva di potersi affidare non solo alla malavita ma anche alle forze dell’ordine. E quando le sue preoccupazioni sono cresciute sempre di più, la Gargano ha deciso di rivolgersi ad un carabiniere per avere dei consigli su come muoversi. Le loro conversazioni però sono ben presto finite agli atti dell’inchiesta. Secondo quanto emerso, le preoccupazioni della Gargano erano diventate ormai ingestibili nel luglio 2018, quando in seguito all’operazione Gramigna ben 37 persone – quasi tutte affiliate ai Casamonica – erano finite in carcere. Tra gli arrestati c’era anche Salvatore Casamonica che nei mesi precedenti proprio a cena con la Gargano aveva siglato la tregua tra i clan di Ostia, gli Spada e i soci di Marco Esposito, “Barboncino”. Dagli atti la donna aveva compreso di essere stata intercettata e si era rivolta ad un carabiniere che però 6 mesi dopo l’aveva tranquillizzata. Tuttavia, non erano bastate le sue parole a farla star serena.
LUCIA GARGANO, AVVOCATO DIABOLIK AI DOMICILIARI: LE INTERCETTAZIONI
La paura di finire in carcere aveva spinto Lucia Gargano a tutelarsi, confidandolo al carabiniere. Aveva così iniziato anche a ridurre i suoi colloqui a Rebibbia con i detenuti coinvolti forse perchè, come sospettato dai pm, “temeva che gli inquirenti avessero acquisito elementi utili a dimostrare il suo ruolo di postino a Rebibbia” dove avrebbe consegnato a Ottavio Spada i messaggi di Diabolik. Le cautele si erano riversate nelle conversazioni telefoniche. Con Diabolik parlava solo via Whatsapp o attraverso Signal e Wit. E proprio lei impartisce lezioni di autotutela per evitare di essere intercettati, tra uso di Whataspp, cancellazione di messaggi e attenzione ai possibili virus via mail della polizia giudiziaria. Secondo gli inquirenti la Gargano era “insensibile alle prescrizioni connesse alle misure custodiali”. Lo aveva dimostrato in due circostanze ben precise: il 19 giugno scorso aveva permesso un colloqui non autorizzato tra Carmine Spada e la compagna. Il fatto più grave è però del giugno 2018 e che andrebbe a dimostrare quanto fosse “disponibile ad assecondare qualsiasi tipo di richiesta di soggetti detenuti”. Alessio Lori, all’epoca ai domiciliari, aveva chiesto all’avvocatessa di procurargli un telefono. Per non destare sospetti lei lo avrebbe consegnato dopo la visita del fratello di Lori utilizzando una scheda intestata a uno straniero. L’incontro avviene il 15 novembre. Lori è nascosto tra la vegetazione, sale in auto dove avviene lo scambio: la Gargano gli dà un cellulare e 200 euro, lui le consegna delle lettere da recapitare ai suoi soci.