Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino sono le persone che più di tutte hanno conosciuto Paolo Borsellino. Insieme alla loro madre Agnese, infatti, i tre hanno condiviso molto con papà Paolo, dalle difficoltà del vivere perennemente sotto scorta all’orgoglio di essere in qualche modo associati alla lotta contro la mafia. Memori di ciò che hanno vissuto in famiglia, anche loro hanno deciso di impegnarsi nel sociale: Lucia in campo politico (è ex assessore regionale alla Sanità nella giunta di Crocetta), Manfredi come poliziotto e Fiammetta in qualità di ‘portavoce ufficiale’ della famiglia Borsellino. Quest’ultima, in particolare, è stata per anni la più defilata tra i tre fratelli, ma oggi risulta super impegnata tra interviste ed eventi organizzati per onorare la memoria del padre.



Fiammetta Borsellino: “Accanto a mio padre Paolo mi sentivo sicura”

Lucia Borsellino è nata nel 1969, Manfredi nel ’72 e Fiammetta nel ’73. Il loro rapporto con Borsellino (che loro chiamavano semplicemente ‘papà’) è sempre stato normale, basato sull’ascolto, sul dialogo e sui valori dell’obbedienza e del rispetto. “Il rapporto con mio padre era come quello che hanno tutte le figlie con il loro genitore”, ha raccontato Fiammetta a maggio in un’intervista al Giornale. “Prima che gli fosse assegnata la scorta, quando mi accompagnava a scuola scendevo sempre prima e non proprio vicino all’ingresso, perché mi vergognavo e la stessa cosa facevo quando magari rientravo la sera in compagnia di alcuni miei amici. I miei fidanzati, come capita spesso, ovviamente temevano già solo di incrociare lo sguardo di mio padre sotto casa. Ho vissuto in casa con lui 19 anni e devo dire che, nonostante le scorte le minacce e le pressioni, accanto a lui mi sono sempre sentita forte, non ho mai temuto per la mia vita”.



Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino: “La strage? Sapevamo che sarebbe successo”

Il ruolo del bravo padre è proprio quello di trasmettere sicurezza, e Paolo – al di là della sua situazione – è sempre riuscito ad assolvere al meglio a questo compito. L’ulteriore merito di Borsellino è stato quello di far sentire protetti i suoi tre figli: “Non abbiamo mai vissuto all’interno di una campana di vetro antiproiettile né mio padre ha mai voluto mettercene una sulla testa”, spiega ancora Fiammetta. “Negli anni, crescendo, sono maturate nuove consapevolezze, purtroppo per niente piacevoli. Sembra brutto da dire, ma è stato un po’ come se fossimo preparati alla strage del 19 luglio in via D’Amelio. Non sapevamo quando sarebbe successo, ma sapevamo che sarebbe successo. Ma prevedere una mazzata che ti sta per arrivare tra capo e collo non allevia il dolore che ti provoca. E per noi quel giorno è iniziata una devastazione, era come se avessero annientato anche noi”. Oggi, comunque, i tre sono sereni, e coltivano le loro carriere nel ricordo di un papà giusto ed esemplare.

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