Lucia Mascino ricorda la sua carriera
Lucia Mascino, famosa attrice di teatro e di cinema, ha recentemente rilasciato un intervista a Il Fatto Quotidiano, dove ha ripercorso alcuni momenti importanti della sua vita e della sua carriera. Classe 1977, inizia con il teatro che le permette di muovere i primi passi nella carriera da attrice, portandola in un secondo momento anche al cinema. Ora, a distanza di anni, con circa una 30ina di film sulle spalle, si dice contenta della sua carriera, anche se un po’ si pente di essere approdata al cinema all’alba dei trenta.
Nella sua intervista, Lucia Mascino è partita subito ricordando quel provino, a 24 anni, per la compagnia di Corsetti. “È durato circa un mese, era un laboratorio con lezioni pure di aikido e c’era gente che arrivava a vomitare per lo sforzo”. In quegli anni confessa di essere stata “un cavallino pazzo, più irrequieta che filosofica”, il problema era che “non sapevo stare nella vita, non capivo qual era la mia direzione”. Poi arrivò il teatro nella vita di Lucia Mascino, che convogliò “il mio bisogno artistico”. Il primo provino vero e proprio, invece, fu per la parte di “Maria Maddalena per la La Passione di Cristo, regia di Antonio Calenda. E ci arrivo incazzosa, con la gomma da masticare in bocca e le scarpe da montagna. Mi domandano: ‘È disposta a rasarsi?’. ‘Sì’. Rapata a zero dalla sarta”.
Lucia Mascino: “Sul palco con 40 di febbre”
Nel corso dell’intervista rilasciata per il Fatto Quotidiano, Lucia Mascino ha dedicato anche un breve ricordo a tutte le persone che ha conosciuto nella sua carriera. Innanzitutto, Corrado Guzzanti, “conosciuto nel 1999: ero una delle maschere nel teatro dove recitava”, del quale parla come di un attore “pazzesco. Ha dei tempi suoi, è talmente un fuoriclasse da lanciare battute con un tono basso, in apparenza non dirompenti, che esplodono all’improvviso”.
“Temo di aver perso tempo”, confessa Lucia Mascino parlando del suo approdo al cinema, a 30 anni, “tra i 25 e i 30 sei più elastico, sei più in grado di acquisire alcune sfumature. Sono felice di aver passato i primi dieci anni di carriera all’ombra, mi sono strutturata, però dall’altra parte non ho completamente imparato” la lingua del cinema. Di Filippo Timi ne parla come “l’uomo più complesso e sorprendente mai conosciuto”, ma cita anche Anton Milenin, regista teatrale russo del quale si interessò. “Avevo paura che [Milenin] mi portasse fuori di testa“, confessa, ricordando che le capitò di “stare sul palco pure con 40 di febbre“. In conclusione, Lucia Mascino confessa di avere un solo grosso rimpianto, “per un anno non sono mai andata a trovare mia madre. Sempre appresso al lavoro. Poi ho detto basta, non è giusto così, e sono corsa ad abbracciarla”.