LUCIA MUSTI OGGI A MAGISTRATI SU RAI 3
Lucia Musti al centro della nuova puntata di Magistrati, il programma di Rai 3 che accende i riflettori su queste figure che custodiscono legalità e giustizia svolgendo una delle professioni più prestigiose, ma al tempo stesso delicate e cariche di responsabilità. Oggi si racconta il procuratore generale di Torino, anche tramite le indagini che ha condotto: Musti, infatti, ha condotto quelle sull’infiltrazione della mafia in Emilia-Romagna e si è occupata di casi di cronaca con un seguito importante, come quello della Uno Bianca e l’omicidio del bambino Tommaso Onofri.
Il suo nome è stato indicato all’unanimità dalla quinta commissione del Csm quando bisognava scegliere la nuova guida della procura generale di Torino. Era reduce da 19 mesi da reggente alla procura generale di Bologna e poi applicata nell’agosto scorso alla procura di Gela. Un curriculum importante quello di Lucia Musti, che vanta una carriera con 34 anni di servizio da magistrato inquirente, 7 come giudice, quindi si è occupata di questioni investigative e organizzative, vanta anche processi di ‘ndrangheta e terrorismo nero.
IL PADRE DI LUCIA MUSTI CON IL GENERALE DALLA CHIESA
Peraltro, nel corso della sua carriera, in particolare da reggente della procura generale a Bologna, è stata vittima di episodi di intimidazione per i quali è finita sotto scorta. Durante il suo discorso di insediamento a Torino, nel settembre scorso, la magistrata originaria di Sabaudia (Latina), ha fatto cenno al suo passato: la 66enne ha ricordato la sua infanzia e adolescenza tra Torino e Alessandria, rivelando che il padre, durante gli anni del terrorismo delle Brigate rosse, ad Alessandria era alle dipendenze del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
“MAGISTRATO CORAGGIOSO E COMBATTIVO”
Dunque, la giustizia e legalità scorre nel sangue della famiglia Musti, in particolare il procuratore (perché è così che vuole essere chiamata, non procuratrice) è descritta come un magistrato “coraggioso e combattivo” con una carriera molto apprezzata. Ad esempio, è volutamente rimasta due anni a Gela, ritenuto uno degli uffici meno “appetiti”, anche perché si tratta di una terra dalle problematiche complesse.
Non a caso l’ex procuratore Gian Carlo Caselli, come riportato da Libero informazione, ha evidenziato come Lucia Musti, scegliendo di andare a operare a Gela ha dimostrato di interpretare la sua professione in modo tutt’altro che burocratico, “ma con etica della responsabilità“.