Controcorrente la voce di Luciana Littizzetto sulla vicenda della professoressa colpita in classe a Rovigo con pallini sparati da una pistola ad aria compressa. La conduttrice e comica lo definisce un «gesto assurdo e violento», però mette in dubbio la gestione dell’insegnante. «Non so se è stata utile». Littizzetto, che è stata insegnante di musica e poi di lettere, a La bomba su Radio Deejay, si è soffermata a riflettere proprio su quanto siano cambiati i tempi da quando insegnava lei. «Ho insegnato per 9 anni e nessuno mi ha mai sparato».



Ciò nonostante ci fossero delle classi «particolarmente turbolente», che ad esempio tiravano gessetti. «Ma non ho mai pensato di denunciare, scrivere ai giornali. Era una faccenda mia e della scuola e mi dicevo: o imparo a gestire le classi difficili o è meglio che cambi mestiere», ha ricordato Luciana Littizzetto, secondo cui un docente deve «imparare ad avere a che fare con questi energumeni». Per la comica non bisogna mostrarsi fragili. «Se sei debole, loro ci marciano tantissimo. I ragazzi fiutano la debolezza».



LUCIANA LITTIZZETTO “SE IL PROFESSORE È DEBOLE…”

Nel corso del suo intervento Luciana Littizzetto spiega che «non esiste una classe ingovernabile» e che ci sono professori «molto bravi con i quali i ragazzi stabiliscono una relazione e altri con cui non ci riescono». Dunque, la comica e conduttrice tv ritiene che «è anche colpa del professore, è l’empatia, è quel qualcosa che fa intuire ai ragazzi che li ami, che sei lì perché ti piace, ti interessa veramente quello che pensano». Luciana Littizzetto evidenzia l’importanza di «creare questa sensazione», perché in questo caso «non ti sparano con la pistola ad aria compressa». A far discutere è, dunque, il fatto che attribuisca delle responsabilità alla professoressa colpita con pallini sparati da una pistola ad aria compressa: «Sicuramente la docente non è riuscita a entrare in sintonia con gli studenti, scatenando questa aggressività, assolutamente da punire». Il bullismo? Per la comica «c’è sempre stato, più il professore è debole e più questo saltava fuori». Littizzetto ricorda anche la sua fatica, ma anche la domanda che si è posta: «Voglio fare questo mestiere? Sì, e allora devo fare io, devo conquistarli».

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