Un anno dopo la morte di Luciano De Crescenzo, la figlia Paola lo ricorda in un libro in cui ha raccolto gli articoli dello scrittore e regista. Articoli accomunati da un tratto, quello dell’attualità. Ne parla in un’intervista a Il Mattino, uno dei giornali per il quale il padre aveva scritto. «Lo ricordo seduto alla sua scrivania, intento a lavorare al computer. Era così concentrato da non sentire lo squillo del telefono che gli era accanto. Ma secondo me pensava semplicemente: “Tanto qualcuno risponderà”», racconta Paola De Crescenzo. Le giornate del padre? Sveglia all’alba, poi caffè al bar e lettura dei giornali. Poi ufficio, dove alternava la scrittura dei libri con quella degli articoli. Con la figlia invece affrontava temi filosofici, come lo scorrere del tempo. «Ne parlava non solo con me, ma anche con i suoi amici più cari, accostando spesso concetti filosofici al vivere quotidiano, riuscendo a dar vita a una conversazione leggera e profonda allo stesso tempo».
LUCIANO DE CRESCENZO, IL RICORDO DELLA FIGLIA PAOLA
Sono tante le cose che mancano di Luciano De Crescenzo. «Dall’affetto che ancora oggi ricevo dai suoi lettori, credo che la sua capacità di analisi e la sua gentilezza d’animo continuino a vivere in piccole parti nei tanti che lo hanno amato e che continuano ad amarlo», dice la figlia Paola a Il Mattino. E proprio in qualità di figlia, rivela cosa manca a lei: «I suoi consigli… Aveva sempre ragione lui! Il resto lo tengo per me». Riguardo la pandemia e le limitazioni della libertà che ha imposto: «Probabilmente avrebbe detto che a volte, purtroppo, l’uomo ha bisogno delle catastrofi per capire il senso delle cose». Per quanto riguarda invece le lezioni ricevute, Paola De Crescenzo ritiene che le abbia insegnato la sospensione del giudizio, «in quanto giudicare troppo frettolosamente ci limita nella conoscenza approfondita delle cose». Infine, sull’idea che a Napoli gli dedichino un murale, come per San Gennaro e Maradona: «Se mi piace? Assolutamente sì! E ai Quartieri Spagnoli, poi… Credo che sia la grande testimonianza dell’affetto reciproco tra lui e Napoli».