Carlo Mazzone, Vujadin Boskov, Zdenek Zeman: e anche Luciano Spalletti. Sì, perché nella vita (calcistica) di Francesco Totti c’è posto pure l’allenatore toscano, a dispetto di quanti molti possano pensare: se a parte abbiamo raccontato il rapporto dei primi tre con l’ex capitano della Roma, qui proviamo a ricostruire la querelle tra il 63enne di Certaldo e il Pupone di Porta Metronia, una frattura mai risanata e fatta ancora oggi di accuse manco tanto velate e frecciatine dato che Spalletti fu l’ultimo allenatore della carriera di Totti e quello che, a detta del numero dieci, l’aveva “cacciato da casa sua” alle soglie del ritiro.



Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio, ricordando che Luciano Spalletti ha seduto sulla panchina della Roma nel corso di due ‘legislature’ anche molto distanti tra di loro negli anni: prima, arrivando dall’Udinese, ne era stato allenatore dal 2005 al 2009, contribuendo a far alzare ai giallorossi tre trofei e facendoli sedere comodamente nel gotha del calcio italiano, senza dimenticare che sotto la sua gestione Totti si trasformerà in un implacabile cecchino in attacco grazie proprio all’intuizione del toscano e che gli varrà addirittura pure una Scarpa d’Oro. Finisce male, e molto, la seconda avventura (gennaio 2016-2017) che coinciderà con gli ultimi due anni di carriera del ‘bimbo de oro’. Complice l’età di Totti, prossimo ai 40 anni, e della necessità di Spalletti di risollevare i giallorossi per traghettarli verso un post-Totti meno traumatico possibile, nascono incomprensioni tra i due che sfociano in litigi, parole grosse e risse sfiorate.



LUCIANO SPALLETTI, COS’E’ SUCCESSO CON FRANCESCO TOTTI? “M’HA CACCIATO DA CASA”

L’altra volta ti ho permesso tutto, Francesco, ora non più. Devi correre come gli altri, anche se ti chiami Totti” il succo di uno dei discorsi fatti dal tecnico al capitano che nel 2016 sapeva già di non rinnovare il contratto e che probabilmente avrebbe lasciato il calcio. Secondo alcuni Spalletti si sarebbe segnato al dito alcuni comportamenti poco professionali di Totti del 2007: il calciatore rispose con una intervista bomba nel febbraio di quell’anno rovente, rivelando che il rapporto con l’allenatore è ai minimi termini (“Con lui buongiorno e buonasera: come tecnico lo stimo, ma speravo che le cose lette sui giornali me le dicesse in faccia”), in seguito Ilary ci aveva messo pure il carico da novanta (“Spalletti? Uomo piccolo…”). Da lì la decisione di ‘Lucho’ di escludere il capitano dai convocati e l’esplosione di quella che era una bomba a orologeria.



Sei come gli altri, dimenticati di essere insostituibile: hai sbagliato e vai a casa” avrebbe detto Spalletti, che pure ha negato la circostanza. Secondo Totti, l’allenatore lo avrebbe provocato per mesi sapendo che non avrebbe firmato il rinnovo con la Roma: “Una cattiveria, mi hanno cacciato da Trigoria, da casa mia…” raccontò poi il Pupone nella sua autobiografia e nel documentario “Mi chiamo Francesco Totti” di Alex Infascelli, in onda in prima tv su Rai 1 questa sera. Da allora è tutto un botta e risposta a distanza tra i due: se Spalletti, ironizzando sull’immagine a suo dire distorta che viene fuori dalla serie tv sul numero 10 (‘Speravo de morì prima’) una volta ha detto che “ne farò anche io una su di lui e la chiamerò ‘Speramo de morì tutti dopo’…”, dalla sua Totti ha svelato altri particolari di quella primavera 2016 parlando di un incubo: “Spalletti cercava solo la rottura: l’allenatore sceglie chi mettere in campo in autonomia ma c’è anche un discorso di umanità…” è la frecciatina all’ex allenatore.