Riflettori accesi sulla riforma della giustizia targata Carlo Nordio, Luciano Violante si schiera dalla parte del guardasigilli. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, il presidente della Camera ha sottolineato che l’attuale ministro ha indicato problematiche che è difficile da disconoscere: “Un certo arbitrio nell’esercizio dell’azione penale, la figura predominante dei pubblici ministeri, la questione dell’abuso d’ufficio, le intercettazioni. Sappiamo tutti che sono problemi veri”. L’unica riforma inutile, a suo avviso, è quella della separazione delle carriere dei magistrati.



Da questo punto di vista, Luciano Violante ha spiegato che già oggi è possibile un solo passaggio da pubblico ministero  giudice: “Le due professioni sono molto diversificata, la ricerca della prova è tipica del pm, la valutazione della prova è tipica del giudice. In tutti gli altri Paesi europei il passaggio da una funzione all’altra è considerato un fatto positivo, non negativo: è visto come un arricchimento della professionalità”.



LUCIANO VIOLANTE SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Luciano Violante plaude alla stretta per le intercettazioni, una riforma opportuna: “Molte norme penali elastiche e incerte funzionano come deleghe a conoscere, tramite le intercettazioni, la vita di una persona e le sue relazioni, specie se si tratta di persone note”. In una democrazia questo non può essere accettabile secondo l’ex parlamentare, che invoca “una riforma che ridefinisca l’uso delle intercettazioni nei casi in cui è realmente importante”: “Naturalmente non si toccano criminalità organizzate e terrorismo”. Non sono mancate le critiche al guardasigilli per la direzione del nuovo corso, ma Luciano Violante si schiera dalla parte del ministro: “Non apprezzo l’atteggiamento di una parte della magistratura: cade nella trappola dello scontro frontale; invece per contare bisogna discutere con freddezza e competenza”. Secondo  l’ex presidente Antimafia, i magistrati dovrebbero avanzare proposte per rimediare ai difetti: “Ho letto che Nello Rossi, magistrato molto serio, oggi in pensione, dice la stessa cosa: la magistratura non deve cadere nella trappola del conflitto perché così non più credibile”.

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