Luciano Violante guarda con interesse il lavoro svolto da Giorgia Meloni. Intervenuto ai microfoni di Libero, l’ex presidente della Camera ha spiegato che la presidente del Consiglio è all’opera per la paziente costruzione di un vero partito conservatore senza fascismi, paleo liberismi o localismi: “Partito Conservatore Italiano suona bene. Certo, ci sarà un problema di sigla: Pci con la Meloni suona malissimo”.
Nel corso del lungo dialogo con il quotidiano di Sallusti, Luciano Violante si è soffermato sulla possibile modifica della Costituzione e ha ribadito che la Carta – tranne che nella sua parte – può essere cambiata, soprattutto con la legge che ha ridotto i parlamentari: “Ma attraverso piccoli accorgimenti per la stabilità, come il voto del Parlamento in seduta comune sulla Legge di Bilancio e sulla fiducia, l’inserimento della ‘sfiducia costruttiva’. Tra l’altro, non si capisce perché per fare il governo serve la fiducia di due Camere, ma per farlo cadere basta la sfiducia di una sola”.
LUCIANO VIOLANTE A TUTTO TONDO
Uno dei temi trattati da Luciano Violante è la cosiddetta “paura della firma” dei sindaci, complice la promessa di Giorgia Meloni di depenalizzare l’abuso d’ufficio. L’ex numero uno di Palazzo Montecitorio ha condiviso la linea della premier, sottolineando che si tratta di un reato che serve per avere imputati e non condannati. La depenalizzazione è necessaria: “Da imputato hai comunque le spese legali, il blocco della carriera e ti trattano come un ladro. Il procuratore di Roma Pignatone consigliava ai suoi pm di essere prudenti su questa contestazione che crea ingorghi ai processi, e la sentenza comunque non arriva mai prima di quattro anni”. Per quanto riguarda il ministero della giustizia, Luciano Violante s’è detto fiducioso nei confronti di Carlo Nordio, particolarmente stimato. Non manca un riferimento al caso Saviano, lo scrittore a processo per aver insultato la premier Meloni. Contrario alla querela nei confronti dei giornalisti, Violante ha ribadito che il termine “bastardo” utilizzato dall’autore di Gomorra “non è una critica legittima in nome della libertà d’espressione ma un’offesa e, pronunciata da un intellettuale che dovrebbe conoscere l’uso accorto delle parole, toglie il senso stesso di quel che avrebbe dovuto comunicare”.