“Sono fatti loro”: tradotta in italiano corrente, è stata questa la risposta con la quale la neopresidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, francese, ha mandato a gambe all’aria sul mercato ieri pomeriggio i Btp italiani, facendo salire i rendimenti da 1,22 a 1,88 – record storico per una sola seduta – e lo spread con i Bund tedeschi a 261 punti base (+31%).
Una risposta a quale domanda? Sostanzialmente alla domanda che era nell’aria in questa funesta conferenza stampa: “La Bce aiuterà l’Italia nella ricostruzione economica dopo l’epidemia?”. E, ripetiamoci: la risposta è stata “no”. Ovvero: la Bce immetterà liquidità sul mercato per le banche che potranno poi usarla per comprare un po’ di titoli pubblici dei loro Stati d’appartenenza e finanziare qualche impresa, ma poca roba e senza alcun impegno di difesa a ogni costo delle finanze pubbliche dei Paesi economicamente malconci. Alias, l’Italia.
Già, proprio così: la dopo–Draghi ci ha scaricati alla prima curva. Che delusione. Quando nel 2012 Mario Draghi, in una circostanza analoga, aveva detto che “qualsiasi cosa fosse necessario” la Bce avrebbe difeso la stabilità della valuta europea (“whatever it takes”), la speculazione che stava selvaggiamente attaccando da un anno i Btp italiani depose le armi: contro una banca centrale nessun può farcela.
Ma Draghi non è più lì, ahinoi. E la Lagarde è francese, vale a dire appartiene al Paese il cui governo forse ci vuole a terra più dello stesso governo tedesco: e infatti sia dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel che dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (che peraltro è una specie di portavoce della Merkel), erano arrivate all’Italia parole molto più concilianti, l’altro ieri. E dunque?
Dunque contro la clamorosa dichiarazione della Lagarde – che i media italiani si ostinano a chiamare “gaffe” ma che non lo è stata affatto – si è levata la voce del nostro capo dello Stato, Sergio Mattarella: cosa nobile e corroborante, ma anche rimarchevole, perché il monito della Lagarde (“fatti vostri”) era sì rivolto all’Italia che Mattarella rappresenta ma in particolare al governo italiano, che invece è rimasto ben zitto.
Comunque, il capo del Quirinale ha risposto con una durezza senza precedenti, quasi “cossighiana”: ha detto – anzi, peggio: ha scritto – qualcosa di clamoroso: “La Ue solidarizzi e non ostacoli l’Italia. L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”.
Chiaro? La mossa della Lagarde – è la giusta accusa di Mattarella – può oggettivamente ostacolare l’azione dell’Italia. Proprio ostacolarla direttamente, perché dicendo che la Bce non difenderà i valori di tutte le emissioni obbligazionarie statali denominate in euro a prescindere dalla nazionalità di emissione (“non tocca a noi”, il contrario della linea–Draghi), la Lagarde ha fatto impennare il costo del servizio al debito italiano, cioè i soldi che lo Stato italiano deve pagare come interessi sui titoli di Stato per riuscire a venderli. E deve venderli per finanziare le sue accresciute spese. Ma se per venderli spende poi tanto, deve far salire ancor più il suo debito, che quindi verrà declassato da S&P e da Moody’s e costerà ancor più, in un circolo vizioso e folle, con sotto due firme inequivocabili: le lobby tedesche e francesi che vogliono l’Italia fuori dalle scatole, fuori dai giochi, subalterna e lecchina come la Grecia. E in fondo – vista la risma di gente che abbiamo mandato al governo negli ultimi vent’anni – ce lo meritiamo.
Tentando di ricollegare tutto questo all’emergenza epidemica, proviamo a capire cosa rischiamo. Spendendo 25 miliardi di euro per attutire la batosta dell’epidemia – e proprio oggi il governo dovrebbe dire in che modo conta di farlo, e speriamo bene – l’Italia incrementerà fatalmente il suo deficit pubblico al 3% del Pil, e dovrà emettere appunto nuovi titoli di Stato per finanziarsi, spingendo così rapporto del Pil col suo già enorme debito pubblico, oggi pari al 135%, ben oltre: forse al 140% se non di più, visto che comunque il Pil scenderà, anziché crescere.
Chiaro che se l’Europa mettesse le mani alla tasca lanciando i famosi eurobond, o se la Banca centrale europea avesse ripetuto la strategia messa in campo da Mario Draghi nel 2012 per salvare i Btp, e con essi l’euro, dall’attacco speculativo, il problema si risolverebbe. In mancanza di questo, bisognerebbe attendersi dall’Italia una politica economica e fiscale italiana efficiente e reattiva, mentre invece quella attuale è decotta, con sprazzi di vergogna.
Per questo la speculazione, che non dorme mai, si è accanita: e quando ha visto che la nuova presidenza della Bce, affidata alla francese Lagarde, non seguiva le orme di quella di Draghi e preferiva lasciarci andare alla deriva anziché lanciare altri segnali di “altolà” ai filibustieri professionali che speculano contro i cambi e le valute, c’è andata giù di piatto.
Da oggi, c’è da scommetterci, si tornerà a soffrire in Borsa per i Btp; e si tornerà a parlare del solito babau da sempre evocato in questi casi: la patrimoniale. Solo che stavolta non ci accapiglieremo nel solito sfondo di nani e ballerine, “cornuti, papponi e lacchè”, ma sullo sfondo di città deserte e ospedali gremiti di malati. Il gioco purtroppo stavolta si fa duro. Che il Signore ce la mandi buona.