1. Antefatto. Lucio, Mogol e la giornata uggiosa
Quest’anno Lucio Battisti avrebbe compiuto 80 anni. Compositore e cantante geniale ha lasciato una impronta indelebile nella musica italiana.Caratterialmente schivo, Battisti non amava le apparizioni pubbliche. Eppure, secondo alcuni, il cantante reatino era in fondo un tipo alla mano; non voleva essere strumentalizzato o etichettato, però.
L’ultima intervista concessa fu nel 1978; in quella occasione Battisti dichiarò che “un artista deve parlare con la sua arte”. Da allora, ci fu silenzio assoluto. Ma una volta, con la sua arte, Battisti parlò molto più apertamente. Per comprendere meglio, occorre premettere un antefatto.
Nel febbraio del 1980 uscì l’ultimo album di Lucio Battisti con i testi scritti da Mogol. Un disco apparentemente coerente con la precedente produzione battistiana, ma che, riascoltato oggi, presenta alcuni elementi di eccentricità.
Il primo: il numero delle tracce. Dieci, invece delle tradizionali otto. Il secondo: i testi delle canzoni. La tematica sentimentale lascia spazio a riflessioni più intimistiche sulla vita, dando sfogo ad un senso di soddisfazione forse non messo del tutto a fuoco. Sono due le tracce focalizzate sull’argomento: Una vita viva e Una giornata uggiosa. In entrambe l’io cantante esprime la sua concezione della vita.
Nella prima traccia (Una vita viva) il protagonista immagina un dialogo con i propri figli, in cui suggerisce di ricercare la gioia e il senso del vivere nel gusto delle piccole cose (“il fondo marino, giocar da terzino, la spiaggia al mattino presto e la fedeltà / entrare nel bosco e fermarsi a dormire sul muschio”).
Nella title track Una giornata uggiosa il cantante dà voce invece ad un disagio più esplicito verso la situazione presente e sogna “un cimitero di campagna, io là (….) per riposare un poco, due o trecento anni giusto per capir di più e placar gli affanni”, “un amico vero che non voglia vendicarsi di un momento amaro”, “il mio paese infine dignitoso”, interrogandosi su che “colore ha una giornata uggiosa e che sapore una giornata ben spesa”.
È noto che l’autore dei versi non fosse Lucio Battisti, ma Giulio Rapetti in arte Mogol. Tuttavia, è difficile immaginare che i due – una premiata ditta – non si contaminassero reciprocamente e che Mogol non avesse quindi colto uno stato di malessere e insoddisfazione dell’amico e sodale Lucio. Non è un caso che, dopo poco, le strade dei due si separarono.
2. Bella giornata è questa qua
Circa due anni dopo, il 14 settembre 1982, Lucio Battisti pubblicò un nuovo album: E già. Autrice dei testi, Velezia, pseudonimo della moglie Grazia Letizia Veronese. Il tono biografico ha sempre fatto però sorgere il dubbio che, in verità, Lucio Battisti fosse quanto meno coautore anche della parte lirica.
Registrazione, hi-fi, windsurf: c’è tutto quello che piaceva a Battisti. A colpire però – a distanza di anni – è che, senza abbandonare il linguaggio immediato della musica pop, l’io cantante si fa più esistenzialista.
La traccia d’esordio (Scrivi il tuo nome) è un piccolo manifesto: “scrivi il tuo nome / su qualcosa che vale / (…) E per provare / che si può cambiare / sposta il confine / di ciò che è normale”. Battisti invita a prendere l’iniziativa: fare, creare (“scrivi il tuo nome”), andando oltre le abitudini e i confini segnati. Nel ritornello esplode poi la distanza con Una giornata uggiosa e l’insoddisfazione che là si esprimeva: “bella giornata è questa qua / l’aria più fresca ti esalta già / il momento migliore per cominciare / un’altra vita, un altro stile”.
Lucio Battisti non sogna più di fuggire (“via da te Brianza velenosa”) ma si gode il presente, pregustando il “cominciare / un’altra vita (…)”.
È possibile capire da dove origini questo cambiamento grazie alle tracce successive dell’album. Primo indizio: il rapporto con la persona amata. Lo suggerisce la traccia Mistero. Il centro della canzone è lo stupore per la riscoperta di un rapporto sentimentale che pareva al capolinea: “Che mistero è la vita / Che mistero sei tu / Io ti avevo definita / Ma mi sbagliavo in te c’è molto di più”. Niente di più distante da Con il nastro rosa (altra traccia simbolo dell’ultimo album con Mogol) dove di quel rapporto si dubitava: “e non vorrei aver sbagliato la mia spesa / o la mia sposa”.
Secondo indizio: l’avvio di una profonda riflessione interiore. Se ne leggono le prove in Una montagna: “Dentro di noi c’è un libro bianco e nero (Se lo decidi) / Che io mi fermo a leggere ogni tanto (Se tu vuoi così) / Quando non son sicuro del sentiero (Se lo decidi) / Perché è lì che è scritto tutto quanto (Se tu vuoi così)”. Dalla riflessione e autoanalisi nasce “(…) un altro modo di atteggiar la mente”.
Il nuovo atteggiamento mentale è il “segreto della serenità” ed è così potente che “Una montagna può sembrare un uomo (…) Disteso calmo ad osservare il cielo (…) Il controluce di un gabbiano in volo (…) Può dissipare in un momento il velo”.
La mente crea l’“immaginazione” e, come conclude la title track E già: “Guardi l’immagine che è dentro di te Per ricercare la tua verità / Usando il metodo scientifico / Osservazione, analisi, esperimento / E già (…)”. Battisti suggerisce dunque all’ascoltatore un percorso che, evidentemente, ha sperimentato per primo.
La prova ulteriore è nella canzone Il girasole, che avrebbe dovuto essere pubblicata proprio in quell’album: “cielo diverso grigio a Londra / vado cercando accordi di chitarra / cammino solo e la mia mente erra. / Come è diversa questa dalla mia terra”.
3. La tua felicità
Il vagare del cantante non è stato vano. Ce lo confessa in La tua felicità, dove c’è l’ammissione di aver cercato la felicità a lungo, trovandola improvvisamente: “Tu non credevi che esistesse però la cercavi / Nutrivi molti dubbi è vero però ci provavi / Giravi il mondo per trovarla qua e là / La tua felicità / E traversavi mari e monti in ogni situazione / E tutto quello che vedevi era una lezione / Adesso fai girare il nastro eccola qua la tua felicità / Chiamala risponderà chiamandola per nome / La tua felicità /Senza timore chiamala per nome / Non soffocare ciò che è naturale in te / Canta insieme a me”.
La felicità – aggiunge Battisti – “basta cercarla / arriva chissà come”.
4. Eccetera
A 25 anni dalla morte, riascoltare E già è il modo più efficace per conoscere Battisti ed entrare nel suo mondo. È un concept album, dove il cantautore sperimenta nuove sonorità e parla di sé stesso.
In E già c’è l’inizio di tutto quello che sarebbe arrivato dopo e che, però, in fondo, ha sviluppato quell’altra “vita e un altro stile” sentito come imminente in Scrivi il tuo nome. Nei dischi successivi – Don Giovani, L’Apparenza, La sposa occidentale, Cosa succederà alla ragazza, Hegel – Battisti si è tuffato nelle liriche suggestive ma criptiche di Pasquale Panella. Qua e là, tuttavia, è chiaro che Panella riscrive in modo poetico ciò che Lucio pensava: “segna e depenna Ben Hur / sono Don Giovanni / rivesto quello che vuoi / son l’attacapanni”.
Ma questa è un’altra storia tutta da scoprire. Come direbbe Lucio: Eccetera.
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