Lucio Battisti, la moglie Grazia Letizia Veronese sbotta contro Mogol: “Nessuno ha ricevuto una lettera!”
Negli ultimi giorni si è riaperto un capitolo non proprio felice sulla triste scomparsa di Lucio Battisti, uno degli artisti più rappresentativi della cultura musicale italiana. Ad accendere il dibattito sono stati Grazia Letizia Veronese e Mogol; la vedova del cantautore aveva attaccato il paroliere – come ricostruisce il Corriere della Sera – sia per una presunta lettera consegnata di nascosto all’amico, sia in relazione al fatto che – secondo la donna – non vi fosse alcuna amicizia viscerale oltre la collaborazione professionale.
“Ti invito a non raccontare più la commovente storia della ‘lettera consegnata di nascosto a Lucio’, ora da un’infermiera, ora da un medico… Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno mai ha ricevuto una lettera…”. Queste le parole di Grazia Letizia Veronese – riportate dal sito del quotidiano – in riferimento a quanto rivelato da Mogol rispetto ad una presunta lettera consegnata di nascosto a Lucio Battisti poco prima della sua triste dipartita. Come riporta il portale, la vicenda sembra essersi però infittita ulteriormente con le dichiarazioni del medico, Antonio De Santo, che ebbe in cura proprio il cantautore.
Lucio Battisti e il “caso” del bigliettino, la versione del medico Antonio De Santo
Antonio De Santo, medico dell’ospedale San Paolo di Milano, è stato intervistato da La Stampa e – come riporta il Corriere della Sera – avrebbe rotto il silenzio sulla presunta lettera consegnata da Mogol a Lucio Battisti in gran segreto; particolare smentito dalla moglie del cantautore. “Ho consegnato io stesso il biglietto di Mogol a Battisti durante una delle tante visite di controllo; a me lo diede un collega di reparto e lo portai subito in camera di Battisti…”. Il medico dunque smentisce le parole della vedova del cantautore, spiegando di aver portato lui stesso il biglietto consegnatogli da un collega.
“Gli dissi che arrivava da Mogol e che potevo allungarglielo, leggerlo ad alta voce per lui o stracciarlo. Stava a lui, e soltanto a lui, scegliere”. Continua così il racconto di Antonio De Santo, il medico che aveva in cura Lucio Battisti, fatto a La Stampa e riportato da il Corriere della Sera. “Era giusto un bigliettino, due o tre righe al massimo e un numero di telefono in fondo. Mogol desiderava fargli sapere che lo pensava e che era a sua disposizione per qualsiasi cosa… Quelle parole semplici colpirono Battisti al punto da commuoverlo“. Il medico ha poi concluso: “L’ho detto e lo ribadisco; sono l’unico a poterlo fare: ero lì…Riuscì a nasconderlo alla moglie; non ho davvero idea di che fine abbia fatto“.