Da qualche giorno le metropolitane delle grandi città sono “ricoperte” di grandi manifesti che pubblicizzano l’arrivo di Lucio Battisti su Spotify. Come successe con i Beatles qualche anno fa, è certamente un avvenimento importante. Spotify da tempo ha “accalappiato” gli ascoltatori di musica con un servizio semplice ed efficace: gratuitamente o a pagamento (pagando si evita di ascoltare gli spot pubblicitari ogni due canzoni e si hanno altri servizi) si può realmente ascoltare tutta la musica che si vuole, dalle oscure ballate folk anglosassoni all’ultimo successo della trap. Ci sono due cose che molti non sanno, la prima è che agli artisti hanno guadagni irrisori, pochi centesimi di euro a ogni ascolto, l’altra è che l’ascolto “liquido” ha dato la mazzata finale all’industria discografica. Nessuno oggi compra più i dischi e perché dovrebbe farlo visto che ha a disposizione gratis milioni di canzoni? Sono argomenti che meritano altra discussione, diciamo solo che così facendo si è ucciso un modo di ascolto, il disco per intero, che era un ascolto approfondito, rispettoso per l’artista e per l’ascoltatore, in cambio di canzoni singole un tanto al chilo.



I DATI REALI DELLO STREAMING

Il caso di Lucio Battisti però è stato “pompato” dai media come un successo clamoroso in quanto, secondo un comunicato diffuso da Spotify, “Battisti ha avuto oltre 20 milioni di streaming, con una media mensile di 600mila ascoltatori”. Sottolineando come molti di questi siano giovani, neanche nati quando il cantante morì nel 1998: “oltre il 62% di ascoltatori di Battisti è composto da under 35. E il 24,79% fa parte della fascia 18-24 anni”. Luigi Rancilio oggi su Avvenire svela però come queste cifre siano in realtà ingannevoli. Nell’ultimo mese un altro cantante scomparso, Lucio Dalla, ha avuto quasi un milione di ascolti mentre un cantautore dell’ultima generazione, Brunori Sas, poco meno di 600mila. Si scopre poi, leggendo l’articolo, che un Rocco Hunt qualsiasi ne ha avuti nell’ultimo mese oltre 2 milioni e mezzo, Mamhood oltre 4 milioni. Quindi dove è questo grande successo di Battisti? Semplicemente non c’è. Eppure basta canalizzare le notizie nel modo che si vuole, escludendo cioè gli altri dati che danno un valore reale al contesto, per “pompare” i risultati che si vogliono. Un po’ come dopo una elezione politica ogni partito si dichiara vincitore.

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