Perfino una leggenda della musica italiana come Lucio Battisti ha dovuto pagare lo scotto dell’Ariston. La puntata di Techetechetè in onda oggi su Rai Uno, dedicata appunto a quei brani che per entrare nella storia non hanno potuto contare sull’onda lunga di un bel posizionamento a Sanremo ma esclusivamente sul pubblico che evidentemente quel Festival lo aveva ascoltato così bene da prescindere dai giudizi altrui. Emblematico di questo ragionamento è il trattamento riservato a Lucio Battisti nel Festival di Sanremo 1969. Il cantante si presenta ai nastri di partenza della kermesse con il brano “Un’avventura”: la canzone, dalla chiara venatura rhythm and blues, viene interpretata da Battisti in coppia con Wilson Pickett, esponente di punta del genere musicale. Ma il risultato è al di sotto delle attese…



LUCIO BATTISTI: “SANREMO 1969” E QUELLE PAGELLE TROPPO AVVENTATE

In quel Festival di Sanremo, condotto da Nuccio Costa e Gabriella Farinon, Lucio Battisti non riuscirà ad andare oltre la nona posizione, frutto di 69 voti. Ma a risultare particolarmente ingenerosi, in particolare alla luce della carriera successivamente sviluppata dall’artista di Poggio Bustone, furono i giudizi pubblicati sulla stampa rispetto alla sua esibizione. Alfonso Madeo, sul Corriere della Sera del 31 gennaio 1969, definì la prova di Battisti “impacciata”. Ben oltre si spinse Natalia Aspesi sulle pagine de Il Giorno, arrivando a criticare la voce di Lucio parlando di “chiodi che gli stridono in gola”. Su Il Messaggero invece Paolo Panelli indugiò sulla capigliatura anticonformista e “selvaggia” di Battisti equiparandolo a Pierino Porcospino e ad Attila, re degli Unni. Col senno del poi, pagelle non particolarmente azzeccate…



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