Le cose migliori nascono sempre per caso. La foto di copertina del disco “Dalla”, di cui in questi giorni si ricordano i quarant’anni dall’uscita, considerato il suo miglior lavoro, quello della maturità, quello più rappresentativo, quello che contiene brani come Balla balla ballerino, La sera dei miracoli, Futura, non era stata pensata e studiata per finire lì sopra. Eppure oltre a diventare la copertina dell’album, sarebbe diventata simbolo stesso dell’artista, il logo che lo avrebbe accompagnato per decenni sui manifesti dei concerti e ancora oggi rispolverata di tanto in tanto da televisioni e siti internet. E’ una foto infatti straordinaria, che nasconde e rivela l’anima ironica, trasgressiva, quasi clownesca che possedeva Lucio Dalla, con il berretto di lana che allora indossava sempre e anche se tagliata proprio sotto agli occhi era impossibile non capire si trattasse di lui. Una foto che dice e non dice, lascia aperte domande, come dovrebbero essere i migliori ritratti.
L’autore è il noto fotografo rock Renzo Chiesa, uno dei maggiori ritrattisti di centinaia di artisti (sta per uscire il suo primo vero libro fotografico che raccoglie i suoi scatti migliori), una carriera cominciata per pura passione nel lontano 1967 quando in Italia cominciavano ad arrivare i grandi nomi del rock. Ma è nel 1969, al Palalido di Milano, che Chiesa coglie i suo primi scatti degni di un consumato professionista: sono gli Stones, giovani e selvaggi, che sembrano ancora oggi spuntare da quelle immagini con rabbia e violenza. Da lì per Renzo Chiesa comincia una lunga carriera.
Nel 1980, muovendosi sempre da indipendente, viene a sapere che Lucio Dalla sta registrando il suo nuovo disco vicino a Milano, al castello di Carimate dove c’erano alcun dei migliori studi italiani. Decide di telefonare per sapere se può andare a fotografarlo. Cose di altri tempi, oggi neanche immaginabili: “Mi rispose lui in persona, oggi ti manderebbero di segretaria in segretaria, da manager a avvocato, senza farti parlare con l’artista” ci ha raccontato Renzo. “Lui mi dice senza esitazione: va bene, vieni domani, ci prendiamo una mezz’ora durante la pausa dalle registrazioni”.
I due si incontrano e vengono scattati due rullini di foto, rigorosamente in bianco e nero. “Te ne spedisco qualcuna, così le tieni per ricordo” dice Chiesa congedandosi dopo una mezz’ora di lavoro. “Feci in tutto 72 foto. Cominciai a farne girare tre o quattro, sempre le stesse, per alcuni giornali con i quali collaboravo. Quella foto della copertina ha rischiato di rimanere nel cassetto tutta la vita, era l’ultimo scatto del secondo rullino, non l’avevo neanche vista. Un giorno all’ennesima richiesta, mi dissero di non dare loro la solita foto d Lucio Dalla. Mi cade l’occhio sull’ultima foto del secondo rullino e mi venne un flash. La sviluppo trenta e trenta, il formato dei vinili di allora e decido di tagliarla quel modo, sotto agli occhi”. Ecco, il flash geniale: ma perché quel taglio? “La foto era mezzo busto. L’idea del taglio mi venne perché durante gli scatti gli dicevo di fare dei movimenti, togli gli occhiali, guarda a destra guarda a sinistra. In quello scatto lui guarda su e nelle lenti si vede il riflesso del castello. Ho detto: la taglio tanto tutti capiscono chi è. Glie l’ho spedita, scrivendo: se ti piace questa è la tua prossima copertina”.
Lui non si fece sentire, ma una settimana dopo mi chiama la RCA, la sua casa discografica e mi dicono: “Vogliamo comprarla per fare la copertina del disco”. Ma perché quel taglio, come è venuta l’idea? “Quando faccio ritratti è come se facessi un film, fotogramma per fotogramma. Non puoi chiedere alla persona come mettersi, lo devi portare a farlo piano piano con più scatti. E’ successo così proprio con l’ultima foto. Ancora oggi tutti dicono che è diventata l’icona di Lucio, parlano di lui e proiettano sempre quell’immagine, è la sua immagine rimasta nella memoria della gente”. Una bella soddisfazione, un bel ricordo. E un bel disco, che esce in edizione speciale per il quarantesimo anniversario di uno dei momenti più brillanti della storia della musica italiana. Giorni lontani, purtroppo.