Lucio Dalla, l’eredità e i “veleni” tra la famiglia e Marco Alemanno

Forse non tutti sanno che Lucio Dalla non ha lasciato alcun testamento e i suoi cinque parenti hanno accettato di condividere l’eredità del compianto cantautore. C’è stata però una diatriba tra i famigliari e Marco Alemanno, convivente e amico inseparabile dell’artista, che è rimasto deluso e amareggiato dal fatto di essere rimasto tagliato fuori da ogni discussione. Marco si è sentito escluso e non ne ha mai fatto mistero, affidando i suoi sfoghi a siti e quotidiani come Il Corriere della Sera. “I parenti fanno finta che io non esista, negano l’evidenza, da due mesi non ho più contatti diretti”, ha detto Marco a proposito dell’eredità lasciata dal cantante.



Nessuna volontà aveva espresso quest’ultimo, eppure i famigliari Alemanno lo hanno lasciato ai margini. “Sono prigioniero nella mia casa”, aveva confidato. “Se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d’arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento chissà che non rubi nulla. Mi hanno tolto le chiavi, hanno cambiato le serrature. C’é un curatore, che sta in mezzo tra me e i cugini”, lo sfogo dello storico compagno di Dalla.



Lucio Dalla, il rapporto con Marco e le lotte per la sua ricca eredità

Si è parlato e dibattuto molto dell’eredità di Lucio Dalla, che comprende un patrimonio davvero ricchissimo, che va dal mega appartamento alla villa della isole Tremiti, ma anche ai tanti quadri di valore (tra gli altri di Aspertini, Ontani, Paladino) e alla barca di ventidue metri, ai diritti d’autore, fino ad arrivare alle due società di produzione di cui il cantautore bolognese era socio. Purtroppo il mitico Lucio non ha lasciato nemmeno una riga di testamento e le decine e decine di milioni di euro in ballo hanno fatto gola agli eredi.



Negli ultimi anni, tuttavia, Dalla ha convissuto costantemente a stretto contatto Marco Alemanno e a molti fan è parso logico che l’uomo ereditasse i beni del cantante. La famiglia dell’artista però, appigliandosi anche all’arretrato stato dei diritti civili che regolano le relazioni fra componenti dello stesso sesso in Italia, sostengono che in assenza di indicazioni specifiche, debbano essere i famigliari a suddividere il patrimonio in parti uguali.