Una Storia da Cantare riesce ancora una volta nel suo intento: celebrare con delicatezza e coraggio grandi geni indimenticati. Ieri sera è stata la volta di Lucio Dalla, il cantante bolognese scomparso nel 2012 a causa di un infarto. “È morto dopo aver fatto ciò che più amava fare” ha ricordato qualcuno sui social, prima dell’inizio di quella che è stata a tutti gli effetti una grande festa. Enrico Ruggeri e Bianca Gueccero hanno emozionato l’Auditorium di Napoli con musica, aneddoti e originali rivisitazioni. Entrambi appassionati, visibilmente coinvolti in una conduzione inedita e al tempo stesso elegante, hanno strizzato l’occhio al pubblico con la qualità dei propri ospiti e di una scaletta eccezionalmente rappresentativa. Una serata forse meno dinamica rispetto a quella della settimana precedente, ma che ha comunque ha lasciato il segno nella prima serata del sabato sera Rai.



Lucio Dalla, Una Storia da Cantare: gli ospiti top

Ron ha cantato ‘Cara’ per ricordare il suo Lucio Dalla. Bellissimo duetto virtuale tra il Volo e Dalla con ‘Caruso’, che è stato poi il brano più votato dal pubblico social. Incantevoli anche gli interventi di Renzo Arbore e Gigi Proietti, Serena Rossi e Stefano Fresi, Francesco Gabbani, Fabrizio Moro, Irene Grandi, Patty Pravo, Nina Zilli, Ghemon e Noemi. Degno di nota anche lo spazio conquistato da Bianca Guecceri, che ha raccontato un aneddoto della sua infanzia legato a Dalla, per poi intonare un bellissimo brano del cantautore bolognese. Lo stesso ha fatto Enrico Ruggeri nel finale della puntata, cantando “Una Storia da Cantare”. Meritatissimi gli applausi per il duo alla conduzione, che ha ampiamente superato le aspettative.



Lucio Dalla, il monologo di Stefano Fresi

Un momento piuttosto emozionante, capace di non passare inosservato, è stato il monologo dell’attore Stefano Fresi. Forse uno dei momenti più genuini della serata, che ha scatenato grandi emozioni nel pubblico di Raiuno. Il tributo di Fresi a Lucio Dalla: “Tra le tante manie che avevo da piccolo una era quella di stare ore e ore affacciato a quello squarcio di cielo che era la finestra di casa mia. […] Mi davano fastidio i parenti: mi rivolgevano sempre le solite domande. Mi chiedevano cosa volessi fare da grande. […]Una volta mia madre tentò di modificarmi, con uno studente di medicina che anzichè farmi crescere mi fece diventare peloso come un giovane orango. Lei stessa per tutta la sua vita perdonò me e le mie malefatte. Ho cambiato tante cose ma tutte avevano uno straccio di cielo, dove cercavo i battiti dei vostri cuori, i rumori dei vostri sogni, le miracolose nascite di ogni giorno che avvengono nelle notti coperte di stelle. E’ da quegli squarci di cielo che vi ascolterò in alto. E’ da li in alto, fin quando ci sarà una finestra, che il mio cuore continuerà a cantare”.

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